martedì 30 agosto 2011
Giornalista Rai aggredito in un cantiere fotovoltaico del Salento
La fotosequenza dell'aggressione al giornalista Emilio Casalini, collaboratore della trasmissione Rai "Report" , da parte di un operaio
lunedì 29 agosto 2011
I super benefit dei consiglieri regionali della Sicilia, 90Mila euro solo per la festa della Befana
La festa della Befana è un po' passata di moda, ma la Regione vuole che i figli dei suoi dipendenti la festeggino come si deve. Per questo mette a disposizione 90 mila euro per donare regali a bambini, ma solo se figli di un consigliere regionale, of course. La Regione inoltre vuole sostenere i suoi lavoratori in tutte le fase della loro vita familiare, quando un regionale si sposa, dando un sussidio di 150 euro, quando diventa genitore, o un altro assegno da 150 euro, e quando i figli vanno in vacanza, erogando 600 euro per l'iscrizione del bimbo alle colonie estiveE, ancora, l'amministrazione vuole sostenere i figli nello studio, sia alle elementari che alle medie e all'Università con borse che variano da 150 a 1.000 euro e che andranno ai più meritevoli. La vita familiare però è fatta anche di lutti e momenti difficili. E chiaramente la Regione anche in questo caso aiuta le famiglie dei suoi dipendenti: con un contributo di 1.000 euro per dare l'ultimo saluto al dipendente o pensionato che scompare, oppure per la morte di un coniuge o familiare a carico.
Queste sono solo alcune delle spese che la Regione affronterà per la vita non lavorativa dei suoi dipendenti. Ieri è stato pubblicato in Gazzetta il bando del "programma assistenziale in favore del personale dell'amministrazione regionale". A disposizione un budget di 582 mila euro.
Se il Parlamento Italiano è una casta il consiglio delle Regione Sicilia allora è una SuperCasta
fonte: nuovademocraziaeuropea
Queste sono solo alcune delle spese che la Regione affronterà per la vita non lavorativa dei suoi dipendenti. Ieri è stato pubblicato in Gazzetta il bando del "programma assistenziale in favore del personale dell'amministrazione regionale". A disposizione un budget di 582 mila euro.
Se il Parlamento Italiano è una casta il consiglio delle Regione Sicilia allora è una SuperCasta
fonte: nuovademocraziaeuropea
domenica 28 agosto 2011
C’è un’altra Casta, “enti di secondo livello” che costano 7 miliardi l’anno
La Casta di serie B è poco appariscente, quasi sempre anonima, sostanzialmente scialba. Finisce poco o punto sui giornali, non sdottora in tv, non usa macchinoni blu, tutt’al più qualche anonima utilitaria, non ha scorte, non troneggia in uffici grandi come piazze d’armi con le scrivanie di mogano tirate a lucido. Però ci costa molto più dell’altra. Se per mantenere la prima Casta, la Casta per antonomasia degli “eletti”, deputati, senatori, presidenti regionali, consiglieri, sindaci delle grandi città, dobbiamo tirar fuori ogni anno oltre 2 miliardi di euro (calcolo del Sistema informatico sulle operazioni degli enti pubblici-Siope), per l’altra Casta, quella di livello inferiore, il conto è molto più salato, 3 volte tanto, oltre 7 miliardi di euro (calcolo delle stessa fonte). E generalmente in cambio otteniamo poco, molto poco.
La Casta di serie B è una selva di 7mila enti, aziende, consorzi, società, organi collegiali, una specie di foresta pietrificata di sedi, uffici, 24mila consiglieri di amministrazione, presidenti, direttori con stipendi, compensi e spese di rappresentanza per circa 2 miliardi e mezzo di euro all’anno. Gli esperti li chiamano “enti di secondo livello”, cioè di un livello derivato rispetto a quello primario degli eletti, i politici. I rappresentanti degli enti di secondo livello sono nominati, infatti, dai politici e quindi devono tutto a questi ultimi. Rapportato allo schema gerarchico medievale, se i presidenti di regione, sindaci e assessori possono essere considerati i feudatari, gli altri sono i valvassori e i valvassini. Detto in modo più crudo: se i primi ce l’hanno fatta a ottenere un seggio, i secondi spesso sono politici trombati, ai quali viene concesso un contentino e un ripescaggio. Pagato con soldi pubblici, naturalmente. Competenze, merito, professionalità? Non sono escluse a priori, ma non abbondano. Benefici per la collettività? Non sempre certificabili, soprattutto in relazione ai costi. Magari poi qualcuno dirà che nonostante le apparenze questi enti, aziende e consorzi in realtà sono utili, utilissimi e senza la loro presenza crollerebbe mezzo mondo e metterne in discussione l’esistenza e le funzioni è da qualunquisti scriteriati. Ma è difficile, per esempio, riuscire a capire perché accanto a un organismo statale ad hoc per le erogazioni in agricoltura, l’Agea, ente che ha il compito di coordinare e pagare i fondi dell’Unione europea agli agricoltori, poi sono spuntati tanti sotto-enti a livello locale, con le stesse funzioni e lo stesso scopo. Come, per esempio, l’Arsea in Sicilia, l’Arpea in Piemonte, l’Agrea in Emilia-Romagna, l’Artea in Toscana. E via elencando.
Così come non è facile comprendere perché, tanto per fare un altro esempio, la Regione Piemonte che non ha competenze sulle strade avendole trasferite alle Province, poi ha istituito una società apposita per la progettazione delle strade che si chiama Scr. E ancora resta arduo rendersi conto per quale motivo la Regione Lazio abbia promosso una società per incrementare il turismo sulle spiagge, la Litorale Spa, quando già esisteva un’altra agenzia regionale con lo stesso scopo (Agenzia per lo sviluppo del turismo di Roma e del Lazio), più 4 agenzie provinciali per il turismo a Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina, più una quinta a Roma.
Cinque anni fa la Regione Sicilia ha istituito una società di promozione del cinema, una specie di Cinecittà isolana, che infatti si chiama Cinesicilia alla quale l’assessorato alla Cultura ha elargito una dote di 2 milioni di euro più royalties tra il 3 e il 5 per cento per ogni progetto avviato. Proprio ora ce n’è uno in corso, “Il giovane Montalbano”, sulla scia della serie famosa di Rai1 con Luca Zingaretti, avviato all’inizio di agosto e coprodotto da Rai-Palomar e Regione Sicilia.
Tutte le Regioni italiane hanno istituito per legge propri enti strumentali con uffici, dipendenti, dirigenti, presidenti etc… Ci sono decine, centinaia di agenzie per il lavoro, lo sviluppo, i rifiuti, il patrimonio, il turismo, la formazione professionale. Nel bilancio della Casta di serie B tutti questi organismi non sono affatto una voce accessoria, anzi, assorbono più della metà delle spese annue, 3,6 miliardi di euro. Però nessuno ci mette il naso, come fossero una specie di manomorta della politica. E come se la Casta di serie B alla fine fosse in realtà di A.
Alcuni di questi enti hanno nomi strambi. Qualche comune mortale sa che cosa sono i Bim o gli Aato o i Cvb? Tradotti significano Bacini imbriferi montani, Ambiti territoriali ottimali acqua/rifiuti, Consorzi per la vigilanza boschiva e anche dopo la traduzione il significato non è che sia tanto più chiaro. I Bim sono 63, con compiti assai generici, come si deduce, per esempio, dallo statuto di quello per il fiume Brenta in cui si parla di “favorire il progresso economico e sociale della popolazione dei Comuni consorziati”. L’anno passato i Bim sono costati 150 milioni di euro anche se secondo la Carta delle Autonomie sarebbero dovuti sparire. Idem le Comunità Montane: ce ne sono ancora 246 nonostante il governo avesse deciso di cancellarle. In attesa del trapasso, abbiamo pagato 800 milioni nel 2010. Idem i 222 Aato (91 per le acque e 131 per i rifiuti). La loro soppressione era sancita dalla manovra finanziaria del governo nel 2010. Poi ci hanno ripensato e con il decreto Milleproroghe la cancellazione è stata rinviata a dicembre 2011. Ci sono costati altri 240 milioni, tanto per gradire.
da Il Fatto Quotidiano
sabato 27 agosto 2011
LO STATO SPENDE 45 MILIONI DI EURO PER LA CARTA USATA DALLA CAMERA E DAL SENATO.
ROMA – Le carte dei parlamentari ci costano 45 milioni di euro. E’ questo il calcolo fatto da Carlo Tecce, che l’ha riportato in un articolo sul Fatto Quotidiano.
A tanto ammonterebbero le spese per i fogli su cui vengono redatti i documenti di Camera e Senato. La fetta più importante della spesa, precisa Tecce, è concentrata a Montecitorio: l’appalto per la fornitura di carta ai deputati è stato vinto dall’impresa Carlo Colombo per la “modica” cifra di 38. 437.000 euro. Invece la gara del Senato è stata assegnata per “soli” 6,5 milioni.
Dunque, nonostante tutti i proclama sulla digitalizzazione degli atti pubblici (il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, promise che tutti i documenti sarebbero stati consultabili online), la carta la fa ancora da padrona negli uffici della politica.
Eppure anche nella maggioranza c’è chi ha proposto una riduzione di queste spese: l’onorevole Roberto Marmo del Pdl, racconta Tecce, ha presentato un ordine del giorno in cui invitava i colleghi a risparmiare, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie.
Bauman "Se non ti vendi la tua vita è miserabile"
Nel piccolo giardino della sua casa di Leeds, una villetta a tre piani dipinta di bianco non troppo lontana dall’Università, il professor Zygmunt Bauman, filosofo e sociologo della società liquida, cammina fumando la pipa in mezzo alle piante che crescono selvaggiamente. «Solo questa quercia è arrivata prima di me. Ha 200 anni. Il resto l’abbiamo piantato io e mia moglie. Mi manca molto Janina, 63 anni di vita comune hanno dato senso a quello che sono». Un vestito scuro, il girocollo grigio, il viso scavato incorniciato dai capelli bianchi, gli occhi inquieti che la luce faticosa di questa mattina di agosto inglese rende ancora più profondi e mobili. E’ un uomo lungo, con mani sottili e pensieri rapidi. E’ invecchiato dolcemente, gestendo i suoi dolori. «Lascio che le piante si muovano come credono. Il mio giardiniere è Darwin. L’evoluzione è inarrestabile». Lui si occupa dell’evoluzione dell’uomo. Di come si organizza. Dalle rivoluzioni con la lancia a quelle con il computer. E’ stato un lungo viaggio.
Professore, ci sarebbe stata la primavera araba senza facebook?«No, ma mi pare che questa domanda ne pretenda un’altra».
Quale?«Che ne è dell’estate araba? Qualcuno ne sa qualcosa?».
No, ma che cosa significa?«Significa che ciò che si può fare attraverso i social network è spettacolare, impressionante, ma “so what?” Che cosa succede poi? Egiziani e tunisini hanno forse idea del loro futuro?».
Internet innesca meccanismi fuori controllo?«Internet innesca meccanismi. Ma qual è la connessione tra quello che è successo e la forma che avranno i regimi di questi Paesi? Sospetto che sia parecchio debole. La rete lavora molto sugli effetti in termini brevi, ma in nessun modo sulla possibilità di costruire una nuova società in termini reali».
Ormai ci sono due mondi, uno «on line» e uno «off line».«Esatto. Ma qualunque cosa tu faccia off line ha delle conseguenze, mentre le rivoluzioni via internet hanno un inizio rapido e una fine altrettanto rapida».
Perché in Siria non ha funzionato?«Perché la vita vera si muove in modo diverso. E per arrivare da qualche parte ha bisogno della politica. Ha bisogno di un progetto. La politica è decisiva. Ma la globalizzazione l’ha tagliata fuori. E’ urgente riconsegnarle un ruolo centrale».
Anders Breivik, il macellaio di Oslo e Utoya aveva anticipato il suo piano delirante su internet. Perché nessuno l’ha fermato?
«Perché nessuno si è accorto di lui. Internet è solo uno strumento, non è né buono né cattivo. Come un rasoio. Lo puoi usare per tagliarti la barba, ma anche per tagliare le gole. Come ha osservato Josh Rose, dell’agenzia pubblicitaria Deutsche LA, internet non sottrae la nostra umanità, la rispecchia».
Come ci cambia la rete?«Ci mette in contatto più velocemente, ma ci rende più deboli. C’è un’espressione inglese che trovo molto efficace: nessun pranzo è gratis. Guadagni qualcosa, perdi qualcosa».
Che differenza c’è tra rete e comunità reale?«La prima è il luogo della libertà. La seconda della sicurezza. Sulla comunità si può contare come su un vero amico. E’ più affidabile. Ma anche più vincolante. Ti controlla. La rete è libera, ma serve soprattutto per i momenti di svago. E per uscire dalle relazioni in fondo basta spingere il tasto delete. Però mi pare che siamo tutti d’accordo sul fatto che tra abbracciare qualcuno e “pokarlo” ci sia differenza».
In rete però si possono trovare anche 300 amici al giorno.«Decisamente molti di più di quelli che io ho avuto nei miei 86 anni di vita. Robin Dunbar, che insegna antropologia evoluzionistica a Oxford, dice che la nostra mente non è predisposta per avere più di 150 rapporti significativi».
Come è cambiata la definizione di rapporto «significativo»?«Secondo lo psichiatra e psicanalista Serge Tisseron i rapporti significativi sono passati dall’”intimità” a quella che lui chiama “estimità”. Volendo fissare un punto si può pensare a metà degli Anni Ottanta, quando a un talk show francese tale Vivianne dichiarò di non avere mai avuto un orgasmo perché suo marito era affetto da eiaculazione precoce. Non si trattava solo di rendere pubblici atti privati. Ma anche di farlo in un’arena aperta».
Su internet puoi dire le stesse cose celando la tua identità.«E’ vero. C’è una grande sensazione di impunità. Sono sicuro che ci sono migliaia di messaggi crudeli come quelli di Breivik in rete. Intervenire è impossibile, non possiamo leggere tutto. Ma se sei timido e cerchi una ragazza la rete è un dono di Dio».
Qual è il segreto di Zuckerberg?«Immagino che molti dei suoi utenti non riuscissero a sfuggire alla propria solitudine. In più dovevano sentirsi penosamente trascurati. Zuckerberg li ha liberati».
Perché abbiamo bisogno di un confessionale virtuale?
«Siamo fatti così, ci serve la società per essere felici. Vogliamo essere individui speciali, diversi, con sogni unici. Ma quando abbiamo lavorato così duramente per creare la nostra identità dobbiamo andare in piazza e vederla confermata».
Mancanza di autostima?«Natura. L’identità è un segreto e una contraddizione in termini. L’arena pubblica è l’equivalente dell’Agorà. Solo che adesso è popolata dal racconto di problemi privati. Il talk show è la piazza. E il nostro modello non sono i politici, ma le celebrità. E chi sono le celebrità? Persone conosciute per essere molto conosciute. Su Facebook c’è una rubrica specifica. Si chiama: “I like it”. Sono gli altri che esprimono il loro apprezzamento per quello che facciamo. E il numero delle persone che ci visitano definiscono il nostro successo. E’ la società dei consumi. Se non ti vendi sei destinato a una vita miserabile».
(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 27 agosto)
venerdì 26 agosto 2011
C'è vita oltre il default? Che cosa ne pensano quattro premi Nobel per l'Economia
Default o non default? Quanto è grave il rischio per gli Stati europei, a partire dalla Grecia, ma non solo, di non essere più in grado di far fronte al peso del proprio debito pubblico nonostante le strette decise dai governi?
Se lo chiedete a tre Premi Nobel otterrete tre risposte differenti.
Edward Prescott, premiato nel 2004 proprio per i suoi studi sui cicli economici e gli effetti della politica economica, è praticamente sicuro che ci saranno situazioni di insolvenza. O almeno, precisa, è molto probabile che almeno un default si verifichi. «Tutti gli stati troppo spesso fanno default», rincara l'economista, che lavora alla Federal Reserve Bank di Mineapolis e insegna all'Arizona State University, mentre parla a 500 giovani economisti. Sono i ragazzi arrivati da tutto il mondo a Lindau, in Germania, sulle sponde del Lago di Costanza, per ascoltare diciassette delle migliori menti del pianeta e discutere con loro per quattro giorni del futuro dei mercati, di crescita e di sostenibilità. E anche se il tema della giornata non prevede esplicitamente di parlare di crisi del debito e dell'attualità, è inevitabile che quello che sta succedendo irrompa anche in queste lezioni magistrali. «Alla Grecia l'insolvenza è capitata diciannove volte e gli Stati Uniti si sono salvati spesso solo grazie all'inflazione che ha ridotto il rapporto tra debito e Pil», conclude Prescott.
Edward Prescott, premiato nel 2004 proprio per i suoi studi sui cicli economici e gli effetti della politica economica, è praticamente sicuro che ci saranno situazioni di insolvenza. O almeno, precisa, è molto probabile che almeno un default si verifichi. «Tutti gli stati troppo spesso fanno default», rincara l'economista, che lavora alla Federal Reserve Bank di Mineapolis e insegna all'Arizona State University, mentre parla a 500 giovani economisti. Sono i ragazzi arrivati da tutto il mondo a Lindau, in Germania, sulle sponde del Lago di Costanza, per ascoltare diciassette delle migliori menti del pianeta e discutere con loro per quattro giorni del futuro dei mercati, di crescita e di sostenibilità. E anche se il tema della giornata non prevede esplicitamente di parlare di crisi del debito e dell'attualità, è inevitabile che quello che sta succedendo irrompa anche in queste lezioni magistrali. «Alla Grecia l'insolvenza è capitata diciannove volte e gli Stati Uniti si sono salvati spesso solo grazie all'inflazione che ha ridotto il rapporto tra debito e Pil», conclude Prescott.
Ma Peter Diamond, Nobel lo scorso anno per gli studi sul mercato del lavoro, seduto sullo stesso palco, non sembra affatto d'accordo con lui. Perlomeno, gli Stati Uniti oggi non corrono rischi, afferma. E la situazione dei debiti pubblici, anche se grave, può essere ancora gestita. Prescott e Diamond sono tutti e due americani, ma il primo ha firmato il documento contro il pacchetto di misure per stimolare l'economia varato da Barack Obama nel 2009, il secondo viene dal Mit, il Massachusetts Institute of Technology, da sempre più a sinistra, e si è dimesso pochi mesi fa dalla Federal Reserve per protestare contro l'opposizione dei Repubblicani.
Christopher Pissarides, che con Diamond ha condiviso il Nobel del 2010, ma che è un cipriota trapiantato in Gran Bretagna alla London School of Economics ed è seduto proprio in mezzo ai due contendenti, scherza dicendo che ci sono molti modi per avere un «default senza default». Ma è molto preoccupato e confessa che senza un intervento la situazione finanziaria potrà generare un effetto a catena che si concluderà proprio con lo stato di insolvenza dei Paesi.
Chi ha ragione? Joseph Stiglitz, Nobel nel 2001, che si è fatto anche la fama di bastian contrario con le sue posizioni critiche sulla globalizzazione e il ruolo di organismi come il Fondo Monetario Internazionale, anche lui a Lindau, annuncia che «c'è vita oltre il default, come insegna la lezione dell'Argentina». A meno di dieci anni dalla ristrutturazione del debito pubblico che mandò in crisi molti risparmiatori anche in Italia, il Paese sudamericano marcia a tassi di crescita tra 8 e 9% e a anche se molti suoi problemi restano aperti, di sicuro fa una certa invidia all'Europa.
fonte : sole24ore
Fazio: 'Giù le mani dai miei soldi'
Ferruccio FazioIl ministro ha un reddito di 634 mila euro l'anno, ma evidentemente non gli bastano: e ha scritto alla ragioneria di Stato per ottenere uno sconto di cinquemila euro sulle tasseDa qualche mese Ferruccio Fazio, aprendo la sua busta paga, non fa salti di gioia. Appena diventato ministro della Salute, il governo aveva deciso di tagliare del 10 per cento le buste paga di tutti i ministri e sottosegretari non eletti in Parlamento.
Non solo: gli uffici competenti gli avevano tolto anche altri soldi, in base a un altro articolo del decreto 78 del maggio 2010. Articolo che prevede per i dipendenti statali con reddito superiore ai 90 mila euro lordi l'anno un'ulteriore riduzione del 5 per cento e del 10 per la parte eccedente i 150mila euro.
A conti fatti, il ministro Fazio ci avrebbe rimesso altri 5-6 mila euro lordi l'anno. Non tanti per chi nel 2008 ha dichiarato al fisco entrate ragguardevoli per 634 mila euro. Ma il ministro non ha gradito lo stesso, e tre mesi fa ha chiesto, attraverso i suoi collaboratori, delucidazioni alla Ragioneria dello Stato. Spiegando che il taglio era sbagliato, perché un ministro non può essere considerato un dipendente pubblico. La Ragioneria gli ha risposto dopo un mese, dandogli ragione. Fazio, però, non ha avuto tempo di festeggiare: la nuova manovra prevede un contributo di solidarietà praticamente identico a quello che il ministro avrebbe voluto tanto risparmiare.
fonte: L' Espresso
Non solo: gli uffici competenti gli avevano tolto anche altri soldi, in base a un altro articolo del decreto 78 del maggio 2010. Articolo che prevede per i dipendenti statali con reddito superiore ai 90 mila euro lordi l'anno un'ulteriore riduzione del 5 per cento e del 10 per la parte eccedente i 150mila euro.
A conti fatti, il ministro Fazio ci avrebbe rimesso altri 5-6 mila euro lordi l'anno. Non tanti per chi nel 2008 ha dichiarato al fisco entrate ragguardevoli per 634 mila euro. Ma il ministro non ha gradito lo stesso, e tre mesi fa ha chiesto, attraverso i suoi collaboratori, delucidazioni alla Ragioneria dello Stato. Spiegando che il taglio era sbagliato, perché un ministro non può essere considerato un dipendente pubblico. La Ragioneria gli ha risposto dopo un mese, dandogli ragione. Fazio, però, non ha avuto tempo di festeggiare: la nuova manovra prevede un contributo di solidarietà praticamente identico a quello che il ministro avrebbe voluto tanto risparmiare.
fonte: L' Espresso
giovedì 25 agosto 2011
A Brancher 160 milioni di euro
Aldo BrancherPer distribuire preziosi pacchi di soldi pubblici mentre l'Italia rischia la bancarotta, cosa c'è di meglio di un bel comitato politico, presieduto da un onorevole marchiato dalla giustizia come ladrone? Spesso in Italia, come insegnava Ennio Flaiano, la situazione è grave, ma non seria: a riconfermarlo è un atto del governo che affida un tesoretto di 160 milioni di euro a un nuovo ente presieduto e diretto da Aldo Brancher. Sì, proprio lui, il deputato berlusconiano fresco di condanna definitiva per i reati di ricettazione e appropriazione indebita.
Il neonato ente parastatale si chiama "Odi" ("Organismo di indirizzo") ed è stato istituito il 14 gennaio 2011 con un apposito decreto firmato nientemeno che da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Richiamandosi a un codicillo semi-nascosto nella legge finanziaria 2010 ("articolo 2, comma 107, lettera h"), il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia autorizzano la spartizione di 160 milioni tondi entro la fine di quest'anno. I soldi sono destinati ai soli comuni veneti e lombardi delle fasce di confine con Trento e Bolzano. L'idea era stata lanciata già nel 2008 per frenare la mini-secessione dei centri di montagna, che progettavano di abbandonare le regioni padane per entrare nelle ricche province a statuto speciale. Allora però era previsto uno stanziamento di soli 20 milioni. Adesso il fondo è quadruplicato: 80 milioni all'anno. E la prima spartizione riguarda il biennio 2010-2011, per cui la cifra in gioco raddoppia. Il nuovo ente ha pieni poteri sulla distribuzione dei soldi. Mentre i costi sono a carico delle due province autonome, che non sono amministrate dal centrodestra. Oltre a nominare gli otto componenti dell'Odi (quattro per il governo, quattro per gli enti locali), è lo stesso decreto Berlusconi-Tremonti a regalare a Brancher la poltronissima di "presidente, in rappresentanza del ministero dell'Economia, per i prossimi cinque anni".
L'atto governativo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 marzo, è entrato in vigore d'urgenza la mattina successiva. Appena tre settimane prima, l'onorevole ex dirigente Fininvest si era visto confermare dalla Corte d'appello la condanna a due anni di reclusione, graziati dall'indulto, con l'accusa di aver intascato fondi neri per 827 mila euro. In parte attraverso contratti di comodo intestati a sua moglie Luana; in parte ritirati di persona, in contanti, in luoghi indimenticabili come il parcheggio dell'autogrill di San Giuliano Milanese. Soldi sporchi, perché sottratti alle casse di una banca, la Popolare di Lodi, tra il 2001 e il 2005, quando a guidarla era Gianpiero Fiorani, che dopo l'arresto confessò anche quelle mazzette versate "in cambio dell'appoggio del politico". In luglio la Cassazione ha riconfermato la colpevolezza del deputato, denunciando pure un suo tentativo di far saltare l'udienza finale, inventandosi un domicilio fittizio, nella speranza di salvarsi con la prescrizione, come era riuscito a fare già due volte, ai tempi di Tangentopoli. Tra un processo e l'altro, nel 2001 Brancher è diventato parlamentare, sottosegretario del premier Berlusconi e nel 2010 ministro per 17 giorni, giusto il tempo di avvalersi della legge sul legittimo impedimento, poi dichiarata incostituzionale. Ora è un onorevole pregiudicato. Per reati che dovrebbero sconsigliare di affidargli denaro pubblico: tecnicamente l'appropriazione indebita equivale a un furto aggravato, mentre l'accusa di ricettazione colpisce chi incassa un bottino rubato da altri ladri.
CORSA ALL'ORO
Nonostante questi precedenti penali e nuove accuse recentissime (caso Di Lernia), il decreto Berlusconi-Tremonti ha nominato Brancher presidente non solo dell'Odi, cioè dell'organismo che "fissa gli indirizzi" per distribuire i soldi ai Comuni, ma anche della "Commissione di approvazione dei progetti" (in sigla "Cap"), che valuta concretamente quali giunte beneficiare e con quanto denaro. La "Cap" ha solo quattro membri, per metà scelti a rotazione, ma in modo che il centrodestra abbia sempre una maggioranza di tre a uno. Della cabina di regia fanno parte almeno altri due amici di Brancher. L'immedesimazione tra il nuovo ente e l'onorevole condannato è tanto forte che decine di sindaci veneti e lombardi parlano direttamente di "fondo Brancher", come se i 160 milioni da distribuire fossero suoi. E in tempi di crisi sempre più nera e tagli rovinosi per i Comuni, il tesoretto dell'Odi sta scatenando scene da assalto alla diligenza. Il termine per presentare i progetti di "sviluppo dei territori" scadeva il 30 giugno. Con buona pace delle promesse di evitare una pioggia clientelare di micro-finanziamenti, nella sede dell'Odi risultano "pervenute" almeno 179 buste chiuse, ognuna delle quali può contenere più progetti: 68 da Belluno, 60 da Brescia, 33 da Vicenza, altre 18 da Verona e Sondrio. I dati sono ufficiosi, perché l'Odi per ora non pubblicizza neanche i progetti in gara. Le domande, secondo le prime indiscrezioni, sono le più disparate: centraline energetiche, piste ciclabili, sistemazioni dei sentieri, funivie, strutture turistiche, incentivi all'agricoltura, opere idrauliche... Nel timore di perdere il treno targato Brancher, decine di piccoli comuni, anziché spedire le richieste per raccomandata o per e-mail certificata, hanno preferito la consegna a mano: camion e furgoni stipati di documenti che scendono dalle montagne strombazzando il clacson per arrivare in tempo a Verona, in Lungadige Capuleti 11, negli uffici che ospitano l'Odi e i suoi 15 dipendenti in prestito dal ministero dell'Economia.
fonte: L' Espresso
Il neonato ente parastatale si chiama "Odi" ("Organismo di indirizzo") ed è stato istituito il 14 gennaio 2011 con un apposito decreto firmato nientemeno che da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Richiamandosi a un codicillo semi-nascosto nella legge finanziaria 2010 ("articolo 2, comma 107, lettera h"), il presidente del Consiglio e il ministro dell'Economia autorizzano la spartizione di 160 milioni tondi entro la fine di quest'anno. I soldi sono destinati ai soli comuni veneti e lombardi delle fasce di confine con Trento e Bolzano. L'idea era stata lanciata già nel 2008 per frenare la mini-secessione dei centri di montagna, che progettavano di abbandonare le regioni padane per entrare nelle ricche province a statuto speciale. Allora però era previsto uno stanziamento di soli 20 milioni. Adesso il fondo è quadruplicato: 80 milioni all'anno. E la prima spartizione riguarda il biennio 2010-2011, per cui la cifra in gioco raddoppia. Il nuovo ente ha pieni poteri sulla distribuzione dei soldi. Mentre i costi sono a carico delle due province autonome, che non sono amministrate dal centrodestra. Oltre a nominare gli otto componenti dell'Odi (quattro per il governo, quattro per gli enti locali), è lo stesso decreto Berlusconi-Tremonti a regalare a Brancher la poltronissima di "presidente, in rappresentanza del ministero dell'Economia, per i prossimi cinque anni".
L'atto governativo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 22 marzo, è entrato in vigore d'urgenza la mattina successiva. Appena tre settimane prima, l'onorevole ex dirigente Fininvest si era visto confermare dalla Corte d'appello la condanna a due anni di reclusione, graziati dall'indulto, con l'accusa di aver intascato fondi neri per 827 mila euro. In parte attraverso contratti di comodo intestati a sua moglie Luana; in parte ritirati di persona, in contanti, in luoghi indimenticabili come il parcheggio dell'autogrill di San Giuliano Milanese. Soldi sporchi, perché sottratti alle casse di una banca, la Popolare di Lodi, tra il 2001 e il 2005, quando a guidarla era Gianpiero Fiorani, che dopo l'arresto confessò anche quelle mazzette versate "in cambio dell'appoggio del politico". In luglio la Cassazione ha riconfermato la colpevolezza del deputato, denunciando pure un suo tentativo di far saltare l'udienza finale, inventandosi un domicilio fittizio, nella speranza di salvarsi con la prescrizione, come era riuscito a fare già due volte, ai tempi di Tangentopoli. Tra un processo e l'altro, nel 2001 Brancher è diventato parlamentare, sottosegretario del premier Berlusconi e nel 2010 ministro per 17 giorni, giusto il tempo di avvalersi della legge sul legittimo impedimento, poi dichiarata incostituzionale. Ora è un onorevole pregiudicato. Per reati che dovrebbero sconsigliare di affidargli denaro pubblico: tecnicamente l'appropriazione indebita equivale a un furto aggravato, mentre l'accusa di ricettazione colpisce chi incassa un bottino rubato da altri ladri.
CORSA ALL'ORO
Nonostante questi precedenti penali e nuove accuse recentissime (caso Di Lernia), il decreto Berlusconi-Tremonti ha nominato Brancher presidente non solo dell'Odi, cioè dell'organismo che "fissa gli indirizzi" per distribuire i soldi ai Comuni, ma anche della "Commissione di approvazione dei progetti" (in sigla "Cap"), che valuta concretamente quali giunte beneficiare e con quanto denaro. La "Cap" ha solo quattro membri, per metà scelti a rotazione, ma in modo che il centrodestra abbia sempre una maggioranza di tre a uno. Della cabina di regia fanno parte almeno altri due amici di Brancher. L'immedesimazione tra il nuovo ente e l'onorevole condannato è tanto forte che decine di sindaci veneti e lombardi parlano direttamente di "fondo Brancher", come se i 160 milioni da distribuire fossero suoi. E in tempi di crisi sempre più nera e tagli rovinosi per i Comuni, il tesoretto dell'Odi sta scatenando scene da assalto alla diligenza. Il termine per presentare i progetti di "sviluppo dei territori" scadeva il 30 giugno. Con buona pace delle promesse di evitare una pioggia clientelare di micro-finanziamenti, nella sede dell'Odi risultano "pervenute" almeno 179 buste chiuse, ognuna delle quali può contenere più progetti: 68 da Belluno, 60 da Brescia, 33 da Vicenza, altre 18 da Verona e Sondrio. I dati sono ufficiosi, perché l'Odi per ora non pubblicizza neanche i progetti in gara. Le domande, secondo le prime indiscrezioni, sono le più disparate: centraline energetiche, piste ciclabili, sistemazioni dei sentieri, funivie, strutture turistiche, incentivi all'agricoltura, opere idrauliche... Nel timore di perdere il treno targato Brancher, decine di piccoli comuni, anziché spedire le richieste per raccomandata o per e-mail certificata, hanno preferito la consegna a mano: camion e furgoni stipati di documenti che scendono dalle montagne strombazzando il clacson per arrivare in tempo a Verona, in Lungadige Capuleti 11, negli uffici che ospitano l'Odi e i suoi 15 dipendenti in prestito dal ministero dell'Economia.
fonte: L' Espresso
Busto dello zio di Letta con i fondi del sisma inaugurazione segreta contro le proteste
L'AQUILA - Il busto dello zio di Gianni Letta, nel piccolo paese terremotato di Aielli, è stato inaugurato in segreto. Senza che nessuno sapesse nulla. "Ragioni di ordine pubblico", ha spiegato poi il sindaco Benedetto Di Censo, per giustificare il blitz. E così, sabato scorso, alle due di pomeriggio, il busto è stato posizionato e in tutta fretta si è svolta una breve cerimonia per celebrare la nuova piazza “Guido Letta”, in quel momento deserta.
A scoprire la targa, il senatore Filippo Piccone, il presidente della provincia dell'Aquila Antonio Del Corvo, l'assessore ai lavori pubblici della regione Abruzzo, Angelo Di Paolo, il sindaco di Aielli Benedetto Di Censo e pochi altri. L’Anpi (l'associazione nazionale partigiani italiani), le opposizioni in Consiglio comunale e altri movimenti locali e aquilani attendevano da settimane di conoscere il giorno dell'inaugurazione per mettere in atto una formale protesta.
Protesta sia contro la figura da ricordare - lo zio di Letta era un prefetto fascista - sia contro i soldi utilizzati per l'iniziativa: 20mila euro presi dal fondo per il terremoto. Infatti, anche questa spesa rientra nel lungo elenco di spese dai fondi stanziati dal governo per il sisma.
La Provincia dell'Aquila, guidata dal presidente di centrodestra Antonio Del Corvo, ha ricevuto ben otto milioni di euro da destinare all'emergenza ed ha dispensato parte di queste risorse attraverso un elenco che l'opposizione in Consiglio comunale (Pd) non ha esitato a definire clientelare.
Così, i soldi del terremoto sono stati investiti anche per un convegno sul federalismo (20mila euro), per il campionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), per spese di "comunicazione istituzionale" (50mila euro), per gli eventi del cartellone estivo (70mila euro) e per il premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone (30mila euro).
Ma sono soprattutto i fondi destinati alla piazza e al busto del prefetto fascista ad aver suscitato le polemiche più aspre. Anche perché, la parentela con il sottosegretario non è certo parsa casuale: a settembre è previsto anche il conferimento della cittadinanza onoraria al nipote Gianni.
Indignata l'Anpi: "Non si può non ricordare – ha sottolineato in una nota l'associazione dei partigiani - che il prefetto Letta, nel 1939, fu tra i più esigenti e rigorosi attuatori delle famigerate leggi razziali emanate dal fascismo e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei italiani”. Ed hanno pubblicato sul loro sito internet ciò che scriveva il Prefetto Letta, nel 1939, in una ''riservata personale" del 5 luglio 1939, indirizzata ai "Fascisti Podestà e Commissari Prefettizi”: "L'applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall'esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, restano pur sempre soggetti ad un regime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d'intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti".
Scrive oggi il Comune di Aielli: "Va considerato che il dottor Guido Letta, nato ad Aielli il 5 marzo 1889, e morto a Roma l'11 febbraio 1963 è un personaggio storico, in quanto ha ricoperto incarichi prestigiosi come prefetto di sedi importanti per diversi decenni. Per il paese di Aielli è stato un instancabile benefattore per tutta la sua vita, in particolare dopo il terremoto del 1915, si è prodigato in prima persona e in modo determinante per la ricostruzione dei centri urbani del comune di Aielli, per la ricostruzione della gran parte degli edifici pubblici, della chiesa di San Giuseppe in Aielli Stazione, del sacrario monumentale ai caduti con annesso dopo lavoro, della casa dell'infanzia, della costruzione di un pastificio moderno per l'epoca nel quale hanno lavorato per molti anni oltre 70 persone, della realizzazione di un acquedotto che approvvigionava il territorio di Aielli Alto ed Aielli Stazione".
Il 19 settembre Gianni Letta riceverà la cittadinanza onoraria ad Aielli.
fonte: repubblica
A scoprire la targa, il senatore Filippo Piccone, il presidente della provincia dell'Aquila Antonio Del Corvo, l'assessore ai lavori pubblici della regione Abruzzo, Angelo Di Paolo, il sindaco di Aielli Benedetto Di Censo e pochi altri. L’Anpi (l'associazione nazionale partigiani italiani), le opposizioni in Consiglio comunale e altri movimenti locali e aquilani attendevano da settimane di conoscere il giorno dell'inaugurazione per mettere in atto una formale protesta.
Protesta sia contro la figura da ricordare - lo zio di Letta era un prefetto fascista - sia contro i soldi utilizzati per l'iniziativa: 20mila euro presi dal fondo per il terremoto. Infatti, anche questa spesa rientra nel lungo elenco di spese dai fondi stanziati dal governo per il sisma.
La Provincia dell'Aquila, guidata dal presidente di centrodestra Antonio Del Corvo, ha ricevuto ben otto milioni di euro da destinare all'emergenza ed ha dispensato parte di queste risorse attraverso un elenco che l'opposizione in Consiglio comunale (Pd) non ha esitato a definire clientelare.
Così, i soldi del terremoto sono stati investiti anche per un convegno sul federalismo (20mila euro), per il campionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), per spese di "comunicazione istituzionale" (50mila euro), per gli eventi del cartellone estivo (70mila euro) e per il premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone (30mila euro).
Ma sono soprattutto i fondi destinati alla piazza e al busto del prefetto fascista ad aver suscitato le polemiche più aspre. Anche perché, la parentela con il sottosegretario non è certo parsa casuale: a settembre è previsto anche il conferimento della cittadinanza onoraria al nipote Gianni.
Indignata l'Anpi: "Non si può non ricordare – ha sottolineato in una nota l'associazione dei partigiani - che il prefetto Letta, nel 1939, fu tra i più esigenti e rigorosi attuatori delle famigerate leggi razziali emanate dal fascismo e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei italiani”. Ed hanno pubblicato sul loro sito internet ciò che scriveva il Prefetto Letta, nel 1939, in una ''riservata personale" del 5 luglio 1939, indirizzata ai "Fascisti Podestà e Commissari Prefettizi”: "L'applicazione rigorosa delle leggi razziali, come era nelle direttive del Gran Consiglio, conduce ad una inevitabile conseguenza: separare quanto è possibile gli italiani dall'esiguo gruppo di appartenenti alla razza ebraica, che, se anche in parte discriminati, restano pur sempre soggetti ad un regime di restrizione e limitazione dei diritti civili e politici. Occorre pertanto favorire nei modi più idonei e opportuni questo processo di lenta ma inesorabile separazione anche materiale. Su queste direttive richiamo la vostra personale attenzione e vi prego di farmi conoscere le iniziative, che d'intesa coi Fasci, prenderete al riguardo e i risultati ottenuti".
Scrive oggi il Comune di Aielli: "Va considerato che il dottor Guido Letta, nato ad Aielli il 5 marzo 1889, e morto a Roma l'11 febbraio 1963 è un personaggio storico, in quanto ha ricoperto incarichi prestigiosi come prefetto di sedi importanti per diversi decenni. Per il paese di Aielli è stato un instancabile benefattore per tutta la sua vita, in particolare dopo il terremoto del 1915, si è prodigato in prima persona e in modo determinante per la ricostruzione dei centri urbani del comune di Aielli, per la ricostruzione della gran parte degli edifici pubblici, della chiesa di San Giuseppe in Aielli Stazione, del sacrario monumentale ai caduti con annesso dopo lavoro, della casa dell'infanzia, della costruzione di un pastificio moderno per l'epoca nel quale hanno lavorato per molti anni oltre 70 persone, della realizzazione di un acquedotto che approvvigionava il territorio di Aielli Alto ed Aielli Stazione".
Il 19 settembre Gianni Letta riceverà la cittadinanza onoraria ad Aielli.
fonte: repubblica
RISTORANTI, VIAGGI, MALDIVE: TUTTE LE SPESE DEL DEPUTATO ALBERTO ACIERNO CON I SOLDI DELLA REGIONE SICILIA
PALERMO – Oltre dodicimila euro per viaggi alle Maldive dove l’ex deputato regionale Alberto Acierno comprava anche prodotti artigianali. Oltre 3600 euro per 4 giorni trascorsi a Panarea tra alberghi, ristoranti e supermarket. Duemilaquattrocento euro per acquisti di prodotti elettronici. Sono alcune delle ”spese pazze” dell’ ex direttore generale della fondazione Federico II, che la Corte dei conti ha condannato a risarcire 102 mila euro.
La decisione dei giudici contabili arriva a poche settimane dal processo nei confronti di Acierno, fissato dinanzi la terza sezione del tribunale di Palermo per il 7 ottobre: e’ imputato di peculato in pregiudizio della Fondazione e della Presidenza dell’Assemblea regionale per aver usato denaro per usi diversi da quelli istituzionali.
A Barcellona, come scrive Repubblica Palermo, Acierno ha speso 1800 euro nei negozi della catena El Corte Ingles e 210 euro da Burberry. Ma dai rendiconti esaminati dalla Corte dei conti vi sono anche da febbraio a maggio 2007 oltre 17 mila 900 euro spesi nei siti dei casino’ on line. Le spese riguardano anche la moglie di Acierno e due suoi collaboratori. L’ex parlamentare percepiva una retribuzione di 15.600 euro per la sua carica. Acierno ha iniziato la sua carriera politica nel Polo delle Libertà, militando poi in altri partiti.
fonte.blitzquotidiano
mercoledì 24 agosto 2011
Rai, battuta sui costi della politica Schifani s'indigna e scrive alla Lei. Presidente del Senato contro Max Laudadio, di Radio2
MILANO - «Senza censura» è lo slogan della trasmissione radiofonica Attenda la linea in onda da su Radio2Rai ogni mattina dalle 10 alle 11. Il programma è uno «sfogatoio», come più volte ripete il conduttore Max Laudadio (altrimenti noto come inviato diStriscia la Notizia). E mercoledì mattina, tra le mille lamentele degli ascoltatori al telefono, un certo Luciano si è concentrato sui costi della politica: «Ho letto con sdegno quello che succede a quei signori, che guadagnano 15mila euro e possono mangiare il filetto a 7 euro». Riferendosi alle polemiche sui ristoranti di Camera e Senato a prezzi ultrascontati. «È una cosa folle, certo», ha rincarato la dose Laudadio: «Se almeno 'sti delinquenti facessero il proprio lavoro, ma non lo fanno». E poi un paio di battute sull'ex ministro Scajola e sulla casa acquistata a sua insaputa. Tanto è bastato, però, per attirare sulla trasmissione la scure del presidente del Senato Renato Schifani che ha inviato una lettera di protesta al direttore generale della Rai Lorenza Lei. Che ha subito recepito l'input, annunciando provvedimenti.
L'INDIGNAZIONE DI SCHIFANI - «Il servizio pubblico non può denigrare le Istituzioni». Ha scritto il presidente del Senato. «Non posso consentire - si legge nella lettera - che la pur comprensibile critica di alcuni aspetti di quelli che ormai vengono comunemente chiamati costi della politica trascenda in espressioni indiscriminatamente oltraggiose, tanto più da parte di un professionista del servizio pubblico». Per Schifani quelli di Laudadio sarebbero «epiteti ingiuriosi», e avrebbero indignato anche altri parlamentari: «Anche a seguito di preoccupate segnalazioni pervenutemi da diversi Senatori - ha aggiunto il presidente del Senato - ritengo doveroso portare alla sua attenzione un passaggio della trasmissione radiofonica diffusa questa mattina nella quale un privato cittadino, con toni ironici ma pacati, criticava il prezzo dei pasti consumati in un ristorante riservato a parlamentari. E Laudadio commentava tra l'altro: "se 'sti delinquenti facessero il loro lavoro, sarebbe tutto a posto, il problema è che non lo fanno, capito?". Non intendo entrare nel merito della questione, sulla quale ho già avuto modo di intervenire con fermezza. Ma come Presidente del Senato è mio dovere stigmatizzare e respingere a tutela della dignità e dell'impegno di tanti parlamentari le espressioni usate oggi nella trasmissione Attenda in linea. Una denuncia costruttiva, che è doveroso comprendere ed accogliere, è cosa ben diversa da un compiaciuto qualunquismo che vuole solo denigrare le Istituzioni e coloro che le rappresentano».
LA RISPOSTA DEL DG - In serata il direttore generale della Rai ha diffuso una nota, spiegando che «in riferimento ai contenuti divulgati nel corso della trasmissione radiofonica di Radio Due Attenda in linea, ritenuti gravemente offensivi dell'onore e della reputazione dei Parlamentari della Repubblica, si riserva di valutare ogni più opportuno provvedimento e iniziativa nei confronti dei responsabili della trasmissione radiofonica».
PRIVILEGI FERROVIARI: IL MINISTRO FITTO, IN VACANZA, CHIEDE VAGONE LETTO DI LUSSO ESCLUSIVO: TRENITALIA OBBEDISCE
Per i comuni cittadini sono sospese le prenotazioni su treni letto e cuccette, ma c'è chi viaggia in tutta comodità. Come il ministro Raffaele Fitto, che prende il treno ma alle sue condizioni
CASTA «Il ministro si è raccomandato per sicurezza a bordo treno e assistenza». Agli ordini.
Personale scelto, scorta di protezione aziendale, ispettori a bordo. E poi attenzione alla puntualità, alla pulizia, al patrimonio personale. Una girandola di mail tra i dirigenti di Trenitalia ha organizzato per il ministro ai Rapporti con le regioni una vacanza senza intoppi.
«Massima attenzione alle pulizie e al servizio offerto, compreso equipaggi, loco, puntualità e sicurezza patrimoniale». Che serietà, sembra quasi il gergo di un'azienda
che funziona bene. Peccato, invece, che si tratti di Trenitalia i cui disservizi sono ben noti a tutto il paese. E peccato, soprattutto, che la mail in questione - solo una di una serie di cui il manifesto è venuto in possesso - non riguardi il servizio da offrire a tutta la clientela. Ma a una persona sola. E alla sua famiglia s'intende. Il privilegiato è un ministro, non tra i più noti per la verità, per il quale nelle scorse settimane si è mobilitata la compagnia dei treni nelle sue alte sfere: Raffaele Fitto, ministro per i Rapporti con le regioni.Fitto e la sua famiglia, che vivono a Lecce, usano andare in villeggiatura in Trentino Alto Adige, a Renon. Quest'anno il ministro, con la moglie e i due figli, ha raggiunto la località alpina in treno, l'8 agosto, viaggiando di notte sull'Espresso 924 Lecce-Bolzano, meglio conosciuto come carro-bestiame. Un treno a lunghissima percorrenza spesso strapieno e composto da carrozze che sembrano appartenere a un'altra era geologica. Una scelta che sembra quasi «popolare»: un ministro che viaggia come tutte le altre persone. Essendo in vacanza, in effetti, non dovrebbe esserci nulla di strano. Ma Fitto, ex presidente della regione Puglia e assurto agli incarichi nazionali per volere di Silvio Berlusconi in persona, che lo considera un suo protetto, ragiona in un altro modo. E prima di partire, chiama l'azienda pubblica. Che subito si mette al servizio.
Il 2 agosto, alle 10,05, scatta la prima mail di «adunata». Mittente è Paolo Locatelli, responsabile direzione passeggeri nazionali e internazionali, ovvero la persona con cui diversi viaggiatori vorrebbero fare quattro chiacchiere. L'oggetto della «comunicazione» dice tutto: «Viaggio importante». «Un ministro - si legge - viaggerà con famiglia (2 adulti+ 2 bambini) in Excelsior sul seguente itinerario: 7 agosto Lecce/Bolzano, 21 agosto Bolzano/Lecce». Poi la specificazione che il ministro intende essere trattato con i guanti: «Il ministro si è raccomandato per sicurezza a bordo treno ed assistenza (avranno 2 compartimenti adiacenti sia all'andata che al ritorno). Cordiali saluti». Facile prendere il treno così, onorevole.
La mail raggiunge i responsabili delle aree di Vendita e Customer care, della Divisioni passeggeri per le tratte notturne, e anche della Protezione aziendale, i cosiddetti «007» dell'amministratore delegato Mario Moretti, un apparato di intelligence interna che costa solo di stipendi venti milioni di euro l'anno. Immediatamente si mette in moto una macchina organizzativa efficientissima. All'«oggetto» delle mail si aggiunge, intanto, un'altra parola: «Riservata». Meno se ne sa, meglio è. Per Fitto vengono selezionati e scelti i macchinisti e i controllori, è garantita una scorta di Protezione aziendale su tutto il tragitto, più gli ispettori affiancati al personale di macchina e di bordo perché tutto fili liscio. Non solo: il treno viaggia con particolare cura per la circolazione e la puntualità, come da mail inviata alle 20,29 del 2 agosto: «Si raccomanda attenzione alla pulizia e al servizio, alla puntualità e alla sicurezza patrimoniale». Sembra quasi il decalogo delle cose che non funzionano per i passeggeri «normali». Evidentemente a Trenitalia lo sanno bene.
Il tutto, ovviamente, gestito con la massima discrezione. A vederlo Raffaele Fitto poteva anche sembrare un normale cittadino in treno. Ma in realtà i dirigenti di Trenitalia si preoccupano di dove dormirà il ministro e famiglia. Nelle mail si parla della necessità di verificare la «disponibilità di una T3S». Si tratta delle carrozze Excelsior presentate tre anni fa - niente di eccezionale, trattasi di vecchie carrozze "revampizzate", cioè rimodernate per garantire qualche comfort in più. Ce ne sono due di norma sulla tratta Lecce-Bolzano.
Ma andando a spulciare la composizione del treno del 7 agosto, qualcosa non torna. Ci sono, infatti, due carrozze in più rispetto alla composizione del giorno prima e del giorno dopo - e per la verità di tutti i giorni a venire, compresi quelli caldi di Ferragosto, per temperature e numero di passeggeri. Una di queste carrozze è una WlMua, sigla che sta ad indicare una carrozza Excelsior dotata anche di suite matrimoniale e doccia in camera. E' una carrozza che viene messa in composizione ma «vuota», cioè non prenotabile. Come se per l'onorevole Fitto si fosse approntato addirittura un vagone in più, visto che nel frattempo per tutti i viaggiatori italiani è cominciato l'incubo sui treni notte: impossibile prenotare cuccette e vagoni letto. Trenitalia ha inibito la vendita dei biglietti fino a dicembre perché i lavoratori di una delle tante ditte esterne a cui sono stati appaltati i vari servizi - la Rsi - sono in sciopero a causa del mancato pagamento degli stipendi, che va avanti da più di quattro mesi. «Lo sciopero riduce la disponibilità di vetture e costringe quindi Trenitalia a modificare la consueta e regolare composizione dei "treni notte"», è uno degli annunci destinati ai «comuni mortali» su Trenitalia.it. Evidentemente, per gli amici si può fare uno sforzo. E mentre i dirigenti di Trenitalia si occupano di organizzare anche il viaggio di ritorno del nostro ministro, ecco che il 19 agosto - con pochissimo preavviso - arriva una mail che annuncia l'annullamento del viaggio programmato per il 21. Tutti a casa quelli che erano stati mobilitati. Come sia tornato a Lecce il ministro Fitto non lo sappiamo. Ieri abbiamo provato a rintracciarlo, ma non ha voluto replicare, fa solo sapere di aver viaggiato su quel treno il 7 agosto, ma senza alcun privilegio particolare.
Peccato che le mail interne a Trenitalia siano lì a dimostrare come sia stato lui stesso a lanciare l'input, chiedendo «protezione e assistenza». Trenitalia ha fatto il resto, mettendo in campo tutta la propria expertise.
Quanto sarà costato tutto questo? Inviare in trasferta ispettori, uomini della protezione aziendale, forse reperire una carrozza. E il biglietto? La famiglia di Fitto avrà pagato di tasca propria - il ministro, si sa, viaggia gratis anche in vacanza - o il viaggio sarà stato gentilmente offerto? Su questo Trenitalia specifica: «il ministro ha regolarmente acquistato i biglietti tramite un'agenzia di viaggio». E per il resto? «E' stato trattato come un normale cliente». Bene, dunque da domani scrivete a Trenitalia prima di partire. Provateci voi ad avere lo stesso trattamento.
da 'Il Manifesto'
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