sabato 22 ottobre 2011

attenti al falso video su facebook ecco come risolvere

Alcuni utenti in queste ore ricevono "strani" messaggi in chat: vengono invitati a visualizzare un filmato che li riguarda dove, per far ciò, "devono" autorizzare un'applicazione ad accedere al proprio profilo (vedi foto).
Il filmato NON ESISTE, e si tratta di un ennesimo tentativo per iscrivervi ad abbonamenti di suonerie per cellulari.

E' un messaggio generato da un'applicazione "virale" (non un virus) che si autodiffonde utilizzando la chat di chi l'autorizza.

Se ricevete messaggi del genere:
- non autorizzate MAI ALCUNA APPLICAZIONE per visualizzare contenuti multimediali
- avvisate l'amico che vi ha mandato il messaggio, invitandolo a eliminare l'applicazione che ha generato il messaggio (o inviategli il nostro link)
- segnalate l'applicazione a Facebook, utilizzando il link (in blu) presente nella schermata di autorizzazione

Se ingenuamente avete autorizzato l'applicazione:
- accedete alle vostre applicazioni (http://www.facebook.com/settings/?tab=applications); cliccando su Modifica, a lato di ogni applicazione, sarete in grado di vedere le ultime azioni eseguite sul vostro profilo (accessi, pubblicazioni, etc), e tramite la X potrete rimuoverle; eliminate quelle che non riconoscete o che non usate più
- avvisate l'amico che vi ha mandato il messaggio, invitandolo a fare lo stesso

Se ancor più ingenuamente avete fornito il vostro numero di cellulare e inserito il codice ricevuto per sms (e quindi sottoscritto l'abbonamento):
- dopo aver eliminato l'applicazione dal vostro profilo (vedi sopra) contattate IMMEDIATAMENTE il vostro fornitore di servizi telefonici chiedendo il blocco del servizio appena sottoscritto
- inviate una segnalazione al GAT (sezione della Guardia di Finanza che dal 2001 si occupa di frodi telematiche ed informatiche) all'indirizzo sos@gat.gdf.it, avvisando della truffa in atto e fornendo il maggior numero di informazioni possibile

Se VOLETE EVITARE che in futuro le applicazioni dei vostri amici utilizzino la chat per mandarvi messaggi di questo (o altro) genere, proviamo a seguire queste istruzioni (sperando che funzionino):
- andate nelle "Impostazioni sulla Privacy" (anche dahttp://www.facebook.com/settings/?tab=privacy)
- nella sezione "Applicazioni e siti Web" cliccate su Modifica impostazioni
- aperta la nuova finestra, andate nella sezione "Modo in cui le persone condividono le tue informazioni con le applicazioni che usano" (seconda opzione) e cliccate su Modifica impostazioni
- deselezionate la voce "Se sono online" (per una maggiore tranquillità sarebbero TUTTE da deselezionare, valutate voi l'opportunità o meno di farlo)
- cliccate su Salva modifiche.
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E' gradita la condivisione (e grazie per la collaborazione).

venerdì 7 ottobre 2011

come fai ad affittare casa se guadagni 800 euro al mese?


stretti tra una disoccupazione ai massimi storici, un mondo del lavoro di serie b, tra stage, progetti e quant'altro, con stipendi spesso miserabili, le possibilità per gli under 35 di prendere casa sono sempre minori. si tratta di un vero problema nazionale e per risolverlo sono necessarie azioni immediate e concrete
secondo un'indagine svolta dal sicet, il sindacato inquilini della cgil, solo 1 su 4 è riuscito a trovare casa e a mettere su famiglia.  è quanto emerge dai risultati di un questionario sulla condizione abitativa dei giovani, tra i 18-35
il problema principale che ostacola l'autonomia de ragazzi italiani è il caro alloggio. dalla ricerca esce che il 63% dei giovani vive in locazione mentre il 37% è in una abitazione in proprietà. sulla quota di chi è in affitto, il 55,82% ha un contratto registrato. per quasi il 6% il contratto non è registrato e oltre il 38% è senza un contratto d’affitto scritto
rispetto al tipo di soluzione abitativa, i 2/3 vivono in un alloggio: appartamenti e case singole. mentre per il 16,67% dei giovani hanno in affitto una camera. e sempre nella stessa percentuale è la soluzione dell’affitto di un posto letto. questa tipologia riguarda generalmente gli studenti, ma non solo, come noi di idealista abbiamo segnalato nella nostra inchiesta sul condividere casa
prezzi degli affitti rilevati sono alti. sul posto letto si va da un minimo di 200 a 400 euro/mese. per la camera, minimo 250 sino a 500 euro/mese. mentre per l’abitazione: il minimo è 450 sino ad un massimo di 1.320 euro/mese
iredditi percepiti: molti studenti svolgono dei lavoretti per 300/400 euro/mese. mentre il dato medio indicato da chi lavora è tra i 700 e i 1.200 euro/mese. evidente la forte divaricazione tra redditi e spesa per la casa.
secondo il sicet "le politiche abitative per i giovani, oggi assenti, debbono essere inserite nelle agende politiche. si tratta di ampliare l’offerta di alloggi in affitto nel settore dell’edilizia residenziale pubblica con bandi speciali per i giovani. ma anche intervenire sul mercato privato con una nuova legge sulle locazioni che attraverso un unico contratto calmierato possa ridurre il caro affitti. serve un grande piano per le locazioni che oggi nella crisi potrebbe rappresentare una politica di sviluppo fortemente necessaria"

Scuola, i blindati bloccano gli studenti. Tensioni

La giornata di protesta degli studenti è cominciata con un blitz davanti a Palazzo Chigi, all'alba, dove sono state portate «delle sveglie per questo governo, per dire che la loro ora ormai è arrivata. Questa generazione non vuole che si perda altro tempo». Lo si legge in una nota della Rete degli studenti medi.

Intanto, aggiunge il comunicato, «iniziano a prendere vita i cortei in tutta Italia, dai piccoli centri alle grandi città, un grido unico si alza in questa giornata: questo governo e il ministro Mariastella Gelmini hanno fallito su tutto, distrutto le nostre scuole, il nostro diritto allo studio e il nostro futuro. Devono andare a casa».

A Roma c'è un corteo da Piramide fino sotto al Miur, dove è poi previsto un sit-in di protesta. Manifestazioni anche davanti all'Aran e all'Usr, «con tante proposte e idee per cambiare la scuola pubblica - dicono gli studenti - Rimetteremo al centro i nostri numeri, quelli dell'Italia che conta davvero: diritto allo studio, edilizia scolastica, welfare studentesco, didattica alternativa sono solo alcune delle nostre rivendicazioni di cui abbiamo dibattuto e che continueremo ad approfondire nelle nostre scuole e nei luoghi di partecipazione».

STUDENTI IN PIAZZA
Studenti in piazza, oggi, in tutta Italia, dove sono in programma 90 cortei contro il degrado della scuola: lo ricorda l'Unione degli studenti in una nota, ribadendo i principali motivi della protesta. «Il 40 % delle scuole Š privo di certificato di idoneit… statica, il 47% dei giovani [ precario - si afferma nel comunicato - il 29% dei giovani è disoccupato, il governo ha tagliato le risorse per le borse di studio del 94,75%. Inoltre - aggiunge la nota - »siamo in piazza per ribadire il nostro no ad una politica di continui tagli alla formazione, di riforme calate dall'alto. A tutto ciò fin dallo scorso anno abbiamo contrapposto non solo la forza dei nostri 'nò, ma anche e soprattutto la forza delle nostre proposte«. Proposte concrete, sottolineano, pubblicate integralmente sul blog www.altrariforma.it. Oggi sarà possibile seguire la mobilitazione nelle piazze con la diretta che l'Unione degli Studenti e la Rete della Conoscenza metteranno in campo minuto per minuto tramite facebook e twitter, oltre che sui rispettivi siti.

In Argentina apre un bordello chiamato "palazzo Berlusconi". L'imbarazzo degli emigrati italiani


A Rosario, città argentina che diede i natali a Ernesto Che Guevara - oltre un milione di abitanti a nord della capitale Buenos Aires - avrebbe aperto un bordello chiamato "Palazzo Berlusconi". Ed è grande l'imbarazzo degli italiani che vivono nel paese sudamericano.
Antonio Bruzzese, Presidente in Argentina della Cna (Confederazione degli artigiani) e dell'Associazione Insieme Argentina, fa sentire la sua protesta al sindaco di Rosario,Roberto Lifschitz, e al Console Generale, Rosario Miccichè, per l'esistenza del bordello intitolato al premier italiano nella città della provincia di Santa Fe.
Bruzzese, secondo quanto riportato dal sito emigrazione-notizie.org, esprime la sua indignazione per l'uso di un nome, che rappresenta in questo momento l’Italia, in un locale di prostituzione di lusso.
E' per questo che ha fatto arrivare la sua protesta in una lettera al sindaco di Rosario.
Eccola.

Egregio Sig. Sindaco,
Voglio esporre la mia profonda indignazione per l´ esistenza nella città di Rosario di un luogo di dubbia moralità, che porta il nome del Primo Ministro del mio paese, Silvio Berlusconi, chiamato “ Palazzo Berlusconi”, un bordello destinato a un pubblico di alto livello economico.

É molto offensivo che si sia permesso in questo comune l´utilizzo del nome di una delle massime cariche dell´Estato italiano.

Non é la mia intenzione giudicare la moralitá di Berlusconi, tanto meno uscire alla sua difesa, perche il tema trascende la persona e ridicolizza il paese che rappresenta, al di lá della sua gestione di governo.

Mi auguro da sua parte la comprensione di un tema cosi delicato e una rapida risoluzione, in difesa dell´italianitá e le relazioni tra i nostri paesi.

fonte: abruzzo24ore.tv

mercoledì 5 ottobre 2011

Dichiarazioni inaccettabili del Sindaco di Barletta

Le irregolarità dell'azienda - Le operaie "lavoravano in nero per pochi euro all'ora" e "dopo alcune verifiche sembra che l'azienda fosse completamente sconosciuta all'Inps", denuncia la Cgil della Bat. La ditta aveva le iscrizioni camerali in regola ma le cinque operaie che hanno perso la vita sotto le macerie di via Roma lavoravano in nero senza alcuna forma di tutela assicurativa e previdenziale. Lo hanno raccontato i parenti delle vittime. "Mia nipote, 33 anni, prendeva 3,95 euro all'ora, mia nuora quattro euro: lavoravano dalle otto alle 14 ore, a seconda del lavoro che c'era da fare. Avevano ferie e tredicesima pagate, ma senza contratto". Piegavano maglioni e confezionavano felpe per le grandi aziende. Sei ore al giorno in uno scantinato uguale a cento altri scantinati dove lavorano rinchiuse moltissime barlettane. Ma il sindaco Nicola Maffei non vuole sentir parlare di ispezioni a tappeto. "Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro - ha dichiarato ieri - sarebbe un paradosso se i titolari della maglieria che si trovava nel palazzo crollato, dopo avere perso una figlia e il lavoro, venissero anche denunciati".
fonte : Repubblica

il Porto di Bari. Intervento On. Mario Tassone in Commissione Antimafia

Sig. Presidente, Sig. Ministro Matteoli, Signori Colleghi, ho già affrontato questo tema in questa Commissione, nella Commissione Trasporti della Camera, in una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nonché nella discussione in aula di tale atto di sindacato ispettivo, la cui risposta è stata enunciata dal Sottosegretario di Stato Luca Bellotti, ed ho già posto in evidenza i fatti scabrosi che hanno caratterizzato la gestione dell'Autorità portuale di Bari degli ultimi 5 anni.
Ci troviamo di fronte ad una situazione estremamente grave, che riguarda la nomina, anzi la conferma del Sig. Francesco Palmiro Mariani a Presidente dell'Autorità portuale di Bari.
Non è soltanto una vicenda che riguarda un atto illegittimo da un punto di vista amministrativo, ma ritengo che sia ancor più rilevante la gravità della vicenda sul piano penale.
Ho molta considerazione di Lei, Sig. Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per pensare minimamente che Lei - avendo una profonda conoscenza dei fatti e dei dati - abbia potuto condividere la nomina di questo Presidente dell'Autorità portuale, perché ci troviamo di fronte ad una delle pagine più oscure della gestione della cosa pubblica nel nostro Paese.
Una Commissione ministeriale voluta da Lei, Sig. Ministro, appena due anni fa, stigmatizzava la presenza di soggetti con "precedenti penali certificati", in una tale Cooperativa Multiservizi Portuali, "che, con sprezzo di ogni dovere d'ufficio, sono stati dal Presidente dell'Autorità portuale utilizzati addirittura come addetti di security per la sicurezza e la prevenzione nei confronti di eventuali attacchi terroristici internazionali".
La medesima Commissione d'indagine evidenziava che il Presidente dell'Autorità portuale di Bari privilegiava la Cooperativa Multiservizi Portuali, alla quale era stato affidato dalla stessa Autorità portuale "con una procedura che desta forti perplessità", un appalto di svariati milioni di Euro per lo svolgimento del servizio di viabilità e security. Si pensi che l'entità di tale appalto si è moltiplicata vertiginosamente nel corso degli anni, fino a raggiungere circa 3,5 milioni di Euro nell'anno 2010.
Valutazione preventiva ineccepibile, questa, che è stata formulata dalla Commissione, tanto che lo stesso affidamento di servizi è stato censurato sia dal Tar Puglia che dal Consiglio di Stato, prefigurando un chiaro ed evidente reato di abuso d'ufficio e turbativa d'asta, oggi al vaglio della Procura della Repubblica di Bari.
 E queste delle infiltrazioni malavitose nel Porto di Bari e dell'affidamento diretto dell'appalto del servizio di viabilità e security sono soltanto alcune delle innumerevoli inchieste aperte presso la Procura della Repubblica di Bari, riguardanti la gestione dell'Autorità portuale degli ultimi cinque anni, operata dal Sig. Mariani.
Altri fascicoli aperti, da quanto si è appreso dalla stampa, riguardano affidamenti di aree demaniali a parcheggio in trattativa privata - anche in contrasto ad atti preventivamente deliberati nel Comitato portuale - sempre e soltanto alla stessa Cooperativa Multiservizi Portuali, con business milionari, a fronte del pagamento di canoni di concessione demaniale di qualche migliaio di Euro.
In merito a ciò, Sig. Ministro, Lei ha ricevuto numerose comunicazioni dagli amministratori della Bari Porto Mediterraneo, nelle quali sono state denunciate gravi problematiche connesse alla gestione dei servizi pubblici, della security e del servizio di parcheggio per i crocieristi nell'ambito del Porto di Bari.
In particolare, nelle note del 10 settembre e del 4 dicembre 2009, si denunciavano "gravi favoritismi" e "sconcertanti azioni poste in essere dalla medesima Autorità portuale sempre a vantaggio della stessa Cooperativa", la Multiservizi Portuali, che veniva dall'Autorità portuale "favorita" e "tutelata" al fine di poter gestire il grandebusiness dei parcheggi, in stretta connessione con quello della viabilità e security, e consentire alla medesima Cooperativa - accusata di infiltrazioni malavitose - di poter ottenere "il presidio dell'intera area portuale". "Di fatto, quindi, l'Autorità portuale ha creato una "rendita" in favore della Cooperativa Multiservizi Portuali di circa 4 mln di Euro nel 2009", divenuti circa 5 mln nel 2010. "Ciò, tra l'altro, ha consentito alla Cooperativa di gonfiare il proprio organico, che nell'ultimo anno è passato da poche decine di addetti ad oltre 150 unità ... nell'imminenza delle Elezioni Europee ed Amministrative (Comunali e Provinciali baresi) del giugno 2009. Non è un caso, infatti, che alla manifestazione di protesta svoltasi proprio durante il periodo elettorale ... a seguito del Commissariamento del Presidente dell'Autorità portuale da parte del Ministro Matteoli, di tutti i lavoratori del porto abbiano partecipato solo ed esclusivamente quelli della Cooperativa Multiservizi Portuali". Ed è soprattutto dai soggetti con precedenti penali appartenenti a tale Cooperativa "che gli addetti della scrivente Bari Porto Mediterraneo subiscono continue e quotidiane minacce, aventi quale obiettivo precipuo quello di ostacolare il parcheggio di veicoli ai passeggeri" nell'unica area autorizzata, interna al porto, gestita dalla Bari Porto Mediterraneo.
Ma i favori alla Cooperativa Multiservizi Portuali non finiscono qui. A quanto detto si aggiunge l'ulteriore grande business (di parecchie centinaia di migliaia di Euro) dei servizi turistici con l'impiego di mezzi di trasporto (trenini turistici), con autorizzazione limitata da parte dell'Autorità portuale, "ovviamente" esclusivamente in favore della Cooperativa Multiservizi Portuali, in modo tale da impedire l'ingresso in Porto ad altre Società concorrenti e già in esso operanti (vedasi Ordinanza dell'Autorità portuale di Bari n.2/2010 del 6 maggio 2010).
Quanto detto è sconcertante, Sig. Presidente e Sig. Ministro, ma ancora non è tutto.
L'equazione "Autorità Portuale" uguale "Cooperativa Multiservizi Portuali", ossia "interesse pubblico" uguale "proprietà privata" si completa se si passa al capitolo delle assunzioni.
Nella Cooperativa Multiservizi Portuali sono stati assunti parenti stretti del Sig. Michele Moretti, nonché la moglie dell'Ing. Antonio Pantanella, entrambi dipendenti dell'Autorità portuale con il ruolo di PFSO (Port Facility Security Officer), vale a dire di responsabili dell'attuazione del "Piano di Sicurezza Portuale" in base al quale la Multiservizi svolge l'attività di security nel Porto. La circostanza ha dell'incredibile, giacchè i predetti Moretti e Pantanella dovrebbero, per conto dell'Autorità portuale, controllare l'attività svolta anche dai loro congiunti, in un intreccio "familistico" a dir poco singolare e che per di più riguarda profili delicatissimi come la tutela della sicurezza dell'intero Porto.
Infine, di appena pochi mesi fa la notizia pubblicata sul Quotidiano di Bari, dal Titolo "Autorità portuale, venti assunzioni senza concorso: indaga la Procura"; assunzioni dirette e clientelari, di soggetti con cognomi eccellenti, che sarebbero state effettuate negli ultimi 4 anni di gestione del Sig. Mariani, anche a dispetto di una nota del 16 settembre 2010, del Direttore Generale per i Porti, Dott. Cosimo Caliendo, nella quale raccomandava "l'espletamento di procedure concorsuali selettive di evidenza pubblica nel rispetto del principio di trasparenza e delle vigenti norme in materia".
Una di queste riguarda il Dott. Pietro Bianco, assunto direttamente ed a tempo indeterminato dal 10 gennaio 2008, appena dopo essersi dimesso dalla Bari Porto Mediterraneo. Il Sig. Bianco, a detta degli operatori e dei lavoratori portuali, rappresenta il vero "nume tutelare" della Cooperativa Multiservizi Portuali (nonostante sia anche lui, come i predetti Moretti e Pantanella, un PFSO!) ed il "braccio armato" in porto del Presidente Mariani, da cui è stato premiato "Dirigente del Servizio attività portuali" dal 1 gennaio 2010.
Sono stati assunti direttamente a tempo indeterminato ed in posizioni apicali (nella qualità di responsabili, rispettivamente, dei Porti di Monopoli e Barletta) il Dott. Giuliano Giuffrè ed il Dott. Antonio Maggi, figli dell'Amm. Salvatore Giuffrè (Direttore Marittimo di Puglia e Basilicata, Comandante della Capitaneria di Porto di Bari e, pertanto, Vicepresidente del Comitato portuale dell'Autorità Portuale di Bari) e dell'Ing. Gaetano Maggi (all'epoca dei fatti Direttore del Genio Civile Opere Marittime di Bari e componente del Comitato portuale dell'Autorità Portuale di Bari). Quindi, entrambi i genitori, autorevoli rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'ambito del Comitato portuale dell'Autorità Portuale di Bari. La tempistica dell'assunzione dei loro figli ha una stretta attinenza con la nota vicenda dell'annullamento della concessione demaniale alla Bari Porto Mediterraneo. Difatti: l'apertura del procedimento di autotutela in Comitato portuale è avvenuto in data 17 novembre 2008, con i voti favorevoli dei genitori Giuffrè e Maggi; l'assunzione dei figli è avvenuta in data 2 febbraio 2009; infine, il successivo 19 febbraio il Comitato portuale si è pronunciato in via definitiva per l'autotutela, anche in tal caso con i voti favorevoli dei due genitori, in palese contrasto con il formale invito rivolto all'Autorità portuale proprio da Lei, Sig. Ministro Matteoli, di una breve sospensione del procedimento di autotutela in attesa di acquisire le risultanze dell'apposita Commissione d'indagine da Lei fortemente voluta.
E proprio sulla base delle risultanze riportate nella relazione del 4 maggio 2009 della Commissione ministeriale - la quale ha certificato la gestione disastrosa del Sig. Mariani e che "la situazione del porto di Bari, già molto grave, sia destinata a peggiorare ulteriormente, proprio per effetto delle improvvide iniziative ... destinate a compromettere irreversibilmente lo sviluppo futuro dello scalo barese" - che Lei, Signor Ministro, nel giugno 2009 ha provveduto a rimuovere il Sig. Mariani da Presidente dell'Autorità portuale di Bari ed a nominare un Commissario.
In quella circostanza la Sinistra Pugliese ha tuonato sulla stampa additandoLa di "decisione mafiosa"!
Le rammento, Sig. Ministro, che all'epoca il Tar sospendeva il commissariamento e Lei sosteneva sulla stampa: "Riproporrò il Decreto, il porto non può essere lasciato all'attuale gestione" (Repubblica - Bari - 19 giugno 2009); "C'erano problemi talmente gravi da compromettere il futuro sviluppo del porto. ... L'Ordinanza del Presidente del Tar di Bari, e non del collegio riunito in camera di consiglio, per le modalità con cui è stata emessa ci lascia attoniti. Raramente si è registrata nella storia della giustizia italiana tanta tempestività. Comunque, impugnerò l'Ordinanza del Presidente del Tar qualora il collegio giudicante la confermasse" (Gazzetta del Mezzogiorno - Bari - 19 giugno 2009).
Lo stesso Mariani sul Corriere del Mezzogiorno del 17 giugno 2009 sosteneva che "E' una decisione priva di fondamento, perché non ci sono i criteri per commissariare il porto. Infatti, una ventina di giorni fa abbiamo chiuso il bilancio con un utile di 500 mila euro; abbiamo rispettato i vincoli della pianta organica ... e, naturalmente, non abbiamo pendenze giudiziarie".
Proprio il contrario di ciò che rinviene dai risultati di gestione del Sig. Mariani per le annualità 2009 e 2010: bilanci falsi, per l'illegittimo inserimento di poste attive inesigibili, ed in disavanzo, rispettivamente per circa 500 mila Euro e circa 1.200.000 Euro, a causa del notevole incremento delle spese del personale assunto a tempo indeterminato in maniera clientelare ed indiscriminata e dell'incremento smisurato delle spese di security, in favore, come già detto, della Cooperativa Multiservizi Portuali; inoltre, in attuazione dell'ultimo Decreto Milleproroghe, la perdita, per incapacità programmatoria e gestionale, di circa 90 milioni di Euro per le infrastrutture del porto; infine, gli innumerevoli procedimenti aperti presso la Procura della Repubblica di Bari sulle infiltrazioni malavitose e le illegittime procedure amministrative adottate.
Quindi Lei, Signor Ministro, il Sig. Mariani l'avrebbe dovuto ricommissariare sia per il risultato gestionale del 2009 che per quello del 2010!
E Lei che cosa ha fatto, Sig. Ministro?! Nonostante gliene abbiano dette di tutti i colori e nonostante che negli ultimi due anni si sia pienamente realizzato il disastro gestionale preannunciato nel maggio 2009 dalla Commissione ministeriale, costellato e caratterizzato da innumerevoli illegalità ed illegittimità, ampiamente certificate, non solo non ha mantenuto fede a quanto pubblicamente dichiarato di proseguire sulla strada tracciata del commissariamento del Sig. Mariani, ma, addirittura, Lei ha nominato il sig. Mariani commissario di se stesso (il 19 gennaio 2011)!
E poi? L'ha confermato Presidente (il 7 giugno 2011), nonostante che l'Art. 7 comma 3 lettera b) della Legge 84/94 Le impone la rimozione del Presidente che ha prodotto il disavanzo di bilancio e la nomina di un Commissario, inventandosi proprio Lei, Sig. Ministro, artatamente, un artificio contabile in palese contrasto con la stessa Legge 84/94, per difendere strenuamente la conferma di Mariani, ed abbracciando tesi illegali ed immorali!
Lei, Sig. Ministro, ci deve quali sono i motivi della Sua inquietante contraddittorietà in questa vicenda, ci deve dire quali interessi si celano dietro l'incredibile conferma di un simile "personaggio" alla Presidenza dell'Autorità portuale di Bari, se Lei stesso, pochi mesi fa, nel novembre 2010, per molto meno, ha proceduto al commissariamento dell'Autorità Portuale di Civitavecchia!
Ma allora perché si nomina Mariani?! Perché c'è il "sì" del Ministro e del Presidente della Regione Puglia?! Allo scopo si dovrebbero interrogare anche il Capogruppo di Sinistra e Libertà alla Regione Puglia ed il Coordinatore regionale pugliese del Popolo della Libertà, perché ci sono loro parenti stretti interessati nel "traffico" degli appalti del Porto di Bari!
Si è andato avanti lo stesso, con l'arroganza del potere e con la copertura di alcune forze politiche di destra e di sinistra. L'estrema sinistra "rivoluzionaria" si ritrova sul piano del potere della gestione degli appalti e degli affidamenti. Ci sono state vessazioni incredibili, anche riguardo alla vicenda Bari Porto Mediterraneo, violazioni di norme, di buon gusto e di opportunità.
Questa preoccupante pagina della storia della portualità italiana non si chiude qui, Sig. Ministro, perché configura chiaramente, per i dati che abbiamo, un'associazione a delinquere, un'associazione criminosa di interessi privati!
Per evitare la quale Lei, Signor Ministro, non ha fatto nulla, anzi, è andato avanti tranquillamente! Alcuni di noi, compresi alcuni esponenti del Popolo della Libertà, sono intervenuti in Commissione trasporti, ma Lei è andato avanti lo stesso! Ovviamente, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e, a tal proposito, esiste anche un Tribunale dei Ministri.
Lei, Sig. Ministro, certamente sa che lo scorso 6 luglio il Sig. Mariani, insieme al suo sodale Segretario Generale - anche lui facente parte della "cricca genovese" Dalemiana - ha festeggiato ufficialmente e clamorosamente la loro riconferma ai vertici dell'Authority barese, a colpi di tamburi e fuochi d'artificio, solo ed esclusivamente con i "personaggi" e gli annessi familiari della Cooperativa Multiservizi Portuali, i quali hanno anche provveduto al finanziamento dell'intera serata.
Poi, nei primi di agosto, per sdebitarsi definitivamente nei confronti di tali "personaggi", il Sig. Mariani, in preda al suo consueto delirio di onnipotenza, ha compiuto l'atto conclusivo di garantire il posto pubblico, per alcuni con posizioni apicali, a figli e parenti stretti del "famoso" Presidente della Cooperativa Multiservizi Portuali, nonché a parenti stretti dei noti "personaggi" legati alla malavita di Bari Vecchia, in una Società interamente detenuta dall'Autorità Portuale, denominata "Porti Levante Security", costituita ad hoc dal Sig. Mariani e destinata alla gestione della security negli ambiti territoriali dei porti di Bari, Barletta e Monopoli.
E così si è compiuto l'ultimo scandalo: ovviamente senza alcuna evidenza pubblica, nello scorso mese di Agosto, sono state assunte, in tale Società, a tempo indeterminato, oltre settanta persone scelte privatisticamente ed insindacabilmente dai vertici dell'Autorità Portuale.
E l'ennesimo schiaffo alla legalità si è consumato, ponendo ancora una volta in evidenza che ci troviamo di fronte ad una vicenda mostruosa, inquietante ed allo stesso tempo miserevole.
Non so cos'altro deve accadere, Sig. Ministro, perché Lei si renda conto che ci troviamo chiaramente in presenza di un'associazione per delinquere e di scambio elettorale!
Mi avvio alla conclusione, Sig. Presidente, perché vogliamo conoscere le risposte del Sig. Ministro, che spero non siano confezionate con le baggianate, con le violazioni e con gli insulti!
Mi auguro che le risposte che Lei darà, Sig. Ministro, facciano allontanare i dubbi dal Ministero - e da Lei - di essere consapevole e corresponsabile di un'associazione a delinquere.
Pertanto, Sig. Ministro, non Le rimane altro che fare un passo indietro - con umiltà e sensibilità istituzionale - provvedendo immediatamente a rimuovere l'attuale Presidente dell'Autorità Portuale di Bari, revocando in autotutela il Decreto di conferma del Sig. Francesco Palmiro Mariani a Presidente dell'Autorità portuale di Bari, del 7 giugno scorso, onde arrestare tempestivamente il perpetuarsi di una situazione di palese illegittimità ed illegalità per il Porto di Bari.
Chiedo, comunque, Sig. Presidente, una formale indagine della Commissione antimafia sulle questioni da me poste, che venga sentito anche il Presidente della Regione Puglia e che venga promosso un sopralluogo della Commissione sul territorio barese per una verifica diretta della situazione,  per effettuare interrogatorio formale del primo attore di questa raccapricciante storia nefanda, il Sig. Francesco Palmiro Mariani, e per reperire gli atti contestati ed inviarli alla competente Procura della Repubblica.




fonte:http://www.udc-italia.it

martedì 27 settembre 2011

Provvedimenti disciplinari per i docenti che criticano la Gelmini.è regime!


ROMA - Provvedimenti disciplinari per i docenti che criticano il ministro dell'Istruzione. L'idea, scrive il quotidiano L'Unità, è di due deputati del Pdl, Manlio Contento e Fabio Garagnani, che in seguito alle dichiarazioni di un insegnante, Michele Trotta ("Riformare l'esame di Stato? Prima vanno riformati i ministri Gelmini e Brunetta") hanno presentato, rispettivamente, un'interrogazione e un emendamento.
Contento ha chiesto al ministro, con un'interrogazione alla Camera, quali iniziative intenda adottare a livello disciplinare nei confronti di Trotta, mentre Garagnani, membro della VII Commissione Istruzione e Cultura della Camera, ha presentato un emendamento al Testo Unico sulla scuola nel quale si prevede la sospensione dall'insegnamento per almeno tre mesi di quei docenti che facciano “propaganda politica ed ideologica” nelle scuole. Emendamento difficilmente realizzabile, dato che cozzerebbe clamorosamente sia con l'articolo 21 sulla libertà di stampa e di pensiero, sia con l'articolo 33 (“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”). 

FONTE LEGGO

Spiati da facebook anche dopo il log-out

Spiati da face book anche quando non siamo più all’interno del social. E’ la scoperta di un hacker: grazie ad un cookie modificato, Facebook sa dove siete online anche quando non siete loggati dentro Facebook. Nik Cubrilovic che ha scoperto, dopo una serie di test cheFacebook altera il codice dei suoi cookie di tracciamento nel momento in cui fate logout, invece di cancellarli. Quindi, quando un utente tracciato in questo modo va su un sito che contiene un pulsante o un widget di Facebook, il browser continua a mandare al social network “informazioni identificabili personalmente”. “Con il browser sloggato da Facebook, ogni volta che visito una qualsiasi pagina che contenga il pulsante ‘mi piace’ o quello di condivisione di Facebook l’informazione, incluso l’ID del mio account, viene mandata a Facebook“, ha scritto Cubrilovic su un blog in cui descrive la scoperta fatta ieri. Ma da face book arriva la precisazione: non utilizziamo i cookies per mandare pubblicità o per tracciare le persone. Le uniche informazioni che riceviamo dai nostri utenti le usiamo per migliorare l’offerta e per personalizzare meglio i contenuti o per impedire ai minori di accedere a contenuti non adatti a loro. Per il resto la nostra policy prevede che queste informazioni vengono cancellate dopo 90 giorni e non vengono vendute a nessuno.


fonte: rainews24

Caso Notarangelo. il dirigente della Regione Puglia che si "dimentica" di dichiarare di essere stato condannato

E' stato presentato un esposto in Regione in cui emergeva che Bernardo Notarangelo avrebbe omesso di dichiarare di essere stato condannato a sei mesi, nel 2005, a seguito di un patteggiamento, per falso ideologico in atti pubblici. In regione si susseguono riunioni  per valutare il fatto , per il quale ci sarebbe la stessa ammissione di Notarangelo.
Gli scritti pervenuti a più enti Regionali evidenzierebbero alcune irregolarità commesse dal dirigente regionale che pare avrebbe reso disponibili le sue dimissioni rimettendosi alle decisioni della Giunta convocata per oggi.


Fonte: estratto Epolis

lunedì 26 settembre 2011

quale crisi? spendiamo 3,5 milioni di euro per le case di generali e ammiragli


secondo un'inchiesta de "il fatto quotidiano" le forze dell'ordine non soltanto godono di pensioni di lusso e benefit a vita, ma per 44 di loro, ammiragli e generali, spendiamo 3,5 milioni di euro all'anno per pulire i loro alloggi di servizio e rappresentenza. compresa "sploveratura e lucidatura dell'argenteria"
non solo la certezza di andare in pensione con il 50% di retribuzione in più rispetto agli altri dipendenti pubblici, per la remota possibilità di essere richiamati sul campo per questioni urgenti. per 44 generali e ammiragli la difesa mette a disposizione 3,5 milioni di euro per alloggi di rappresentanza, che possono arrivare anche a 600 mq, pulizie incluse
secondo un'inchiesta de il fatto quotidiano, in questa ultima voce di spesa che gli italiani forniscono a questi rappresentanti del corpo delle forze armate sono previste: "quelle quotidiane di pulizia dei locali degli alloggi, di rifacimento letti”
nello specifico, scrive il fatto quotidiano si tratta di: “spazzatura e lavatura dei pavimenti delle camere, corridoi, scale, ballatoi, con idonei prodotti disinfettanti; spazzatura e lavatura dei bagni comprese le relative pareti piastrellate, (…) spolveratura di tutti i mobilibattitura di cuscini e divani; pulizia e battitura degli scendiletto e pulizia di tappeti e moquette con idoneo aspirapolvere e/o battitappeto; (…) spolveratura e lucidatura di argenteria, oggetti in rame ed ottone; battitura dei tappeti e delle guide; ceratura dei pavimenti in parquet con prodotti specifici; pulizia, esterna ed interna, con aspirapolvere dei mobiletti porta condizionatori; spolveratura e pulizia con prodotti specifici dei lampadari; lavaggio e lucidatura con idonei prodotti di tutta la posateria in alpacca argentata/argento, (…) lavaggio delle tende, con esclusione delle mantovane e sopratende”
ogni anno per fate tutto questo gli italiani pagano una cifra pari a 76.260 euro ad appartamento, moltiplicati per 44 alloggi, la spesa ammonta a 3,5 milioni e mezzo

domenica 25 settembre 2011

Bavaglio al web col ddl intercettazioni ritorna la norma "ammazza blog"

ROMA - Il governo torna alla carica sul ddl intercettazioni, fortemente voluto dal premier Silvio Berlusconi. Una questione su cui l'esecutivo è orientato a porre la fiducia, bloccando la via a ogni eventuale emendamento.

Ma il disegno di legge attualmente allo studio contiene ancora la norma 1 cosiddetta "Ammazza blog", una disposizione per cui, letteralmente, ogni gestore di "sito informatico" ha l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non c'è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa. Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione sulla Rete, e anche le finanze di chi rifiutasse di rettificare, senza possibilità di opposizione, ciò ha ritenuto di pubblicare. Senza contare l'accostamento di blog individuali a testate registrate, in un calderone di differenze sostanziali tra contenuti personali, opinioni ed editoria vera e propria.

Ai fini della pubblicazione della rettifica, non importa se il ricorso sia fondato: è sufficiente la richiesta perché il blog, sito, giornale online o quale che sia il soggetto "pubblicante" sia obbligato a rettificare. Ecco il testo: "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni 


o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

Al di là delle diffamazioni e degli insulti, ogni contenuto sul web diventerebbe potenzialmente censurabile, con l'invio di una semplice mail. E sul ddl intercettazioni, il governo ha particolarmente fretta: il documento potrebbe passare così com'è entro pochi giorni. Un caso unico in Europa che, come in passato 2, sta già allarmando il popolo del web e mobilitando i cittadini in favore della difesa della libertà di informazione, come già accaduto ai tempi dellacontestata delibera AgCom. 3

"Questo è il Potere" - Un po' di notizie su chi decide come viviamo.


eccovi  i nomi e i cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li potrete riconoscere e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così evitate di dedicare tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del Potere, e mi riferisco a Berlusconi, Gelli, Napolitano, D’Alema, i ministri della Repubblica, la Casta e le mafie regionali. Così non avrete più quell’imbarazzo nelle discussioni, quando chi ascolta chiede “Sì, ma chi è il Sistema esattamente?”, e vi toccava di rispondere le vaghezze come “le multinazionali… l’Impero… i politici…”. Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi, dopo avervi raccontato dove nacque il Potere (‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info), ora l’attualità del Potere. Tuttavia è necessaria una premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato. Generazioni di cittadini sono infatti cresciuti nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto blu che uscivano dai ministeri, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e malaffari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dirvi il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di seguito. Letteralmente, ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che una serie di marionette cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. E’ così da almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la serie C dei problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci D’Alem-berlusconiani, i patti con le mafie, l’attacco ai giudici di questo o quel politico, le politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito ecc.) è certamente cosa utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una sola virgola dei problemi capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri problemi di vita, perché la loro origine è decretata altrove e dal vero Potere. O si comprende questo operando un grande salto di consapevolezza, oppure siamo al muro.

Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone ai governi eletti”. Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.
E’ nell’ariaCome ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra ogni altra cosa che oggi il Potere è prima di tutto un’idea economica. Oggi il vero Potere sta nell’aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli coli addosso dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’.
Alcuni di voi l’avranno riconosciuta, è ancora la vecchia teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, cioè il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il purismo del Libero Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere, e di conseguenza la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base delle azioni dei governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di lavoro. Quindi essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua salute, le tue finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e lontane dal tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni in ogni luogo del Potere esattamente come l’aria che esso respira nelle stanze dove esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell’università fino alla morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione, nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati, teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell’idea degli organi potentissimi, che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in pratica, null’altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per comodità chiamiamo il vero Potere.
Primo organo: Il Club
Il primo organo del Potere è il Club, cioè il raggruppamento in posti precisi ed esclusivi dei veri potenti. Chi sono? Sono finanzieri, industriali, ministri, avvocati, intellettuali, militari, politici scelti con cura. Fate attenzione: questo Club non sta mai nei luoghi che noi crediamo siano i luoghi del potere, cioè nei parlamenti, nelle presidenze, nelle magistrature, nei ministeri o nei business. Esso è formato da uomini e da donne provenienti da quei luoghi, ma che si riuniscono sempre all’esterno di essi ed in privato. Come dire: quando quegli uomini e quelle donne siedono nelle istituzioni democratiche sono solo esecutori di atti (leggi, investimenti, tagli…) che erano stati da loro stessi decisi nel Club. Esso assume nomi diversi a seconda del luogo in cui si riunisce. Ad esempio: prende il nome di Commissione Trilaterale se i suoi membri si riuniscono a Washington, a Tokio o a Parigi (ma talvolta in altre capitali UE). I fatti principali della Trilaterale: nasce nel 1973 come gruppo di potenti cittadini americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole per la distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie partecipative, realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite sulle masse di cittadini che devono essere “apatici” e su altre nazioni;  ha 390 membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe , Ferdinando Salleo; assieme ad accademici (Harvard, Korea University Seoul, Nova University at Lisbon, Bocconi, Princeton University…), governatori di banche (Goldman Sachs, Banque Industrielle et Mobilière Privée, Japan Development Bank, Mediocredito Centrale, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank, Barclays…)  ambasciatori, petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri, industriali (Solvay, Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments, Hewlett-Packard, Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation, The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano ogni anno su temi come ‘il sistema monetario’, ‘il governo globale’, ‘dirigere il commercio internazionale’, ‘affrontare l’Iran’, ‘il petrolio’, ‘energia, sicurezza e clima’, ‘rafforzare le istituzioni globali’, ‘gestire il sistema internazionale in futuro’. Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche nazionali con una certezza sconcertante.
Quando il Club necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi meno visibili dei palazzi delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese che ne ospitò il primo meeting nel 1954. I fatti principali di questa organizzazione: si tratta in gran parte degli stessi personaggi di cui sopra più molti altri a rotazione, ma con una cruciale differenza poiché a questo Gruppo hanno accesso anche politici o monarchi attualmente in carica, mentre nella Commissione Trilaterale sono di regola ex. Parliamo in ogni caso sempre della stessa stirpe, al punto che fu una costola del Bilderberg a fondare nel 1973 la Commissione Trilaterale. Il Gruppo è però assai più ‘carbonaro’ della Trilaterale, e questo perché la sua originaria specializzazione erano gli affari militari e strategici. Infatti, in esso sono militati diversi segretari generali della NATO e non si prodiga facilmente nel lavoro di lobbistica come invece fa la Commissione. La peculiarità dirompente del Bilderberg è che al suo interno i potenti possono, come dire, levarsi le divise ed essere in libertà, cioè dichiarare ciò che veramente pensano o vorrebbero privi del tutto degli obblighi istituzionali e di ruolo. Precisamente in questo sta il pericolo di ciò che viene discusso nel Gruppo, poiché in esso i desideri più intimi del Potere non trovano neppure quello straccio di freno che l’istituzionalità impone. Da qui la tradizione di mantenere attorno al Bilderberg un alone di segretezza assoluto. I partecipanti sono i soliti noti, fra cui una schiera di italiani in posizioni chiave nell’economia nazionale, cultura e politica. Non li elenco perché non esistendo liste ufficiali si va incontro solo a una ridda di smentite (una lista si trova comunque su Wikipedia). Un fatto non smentibile invece, e assai rilevante,  è la cristallina dichiarazione del Viscount Etienne Davignon, che nel 2005 fu presidente del Bilderberg, rilasciata alla BBC: “Agli incontri annuali, abbiamo automaticamente attorno ai nostri tavoli gli internazionalisti… coloro che sostengono l’Organizzazione Mondiale del Commercio, la cooperazione transatlantica e l’integrazione europea.” Cioè: i primatisti del Libero Mercato con potere sovranazionale ( si veda sotto), e i padrini del Trattato di Lisbona, cioè il colpo di Stato europeo con potere sovranazionale che ci ha trasformati in cittadini che verranno governati da burocrati non eletti. Di nuovo, i soliti padroni della nostra vita, che significa decisioni inappellabili su lavoro, previdenza, servizi sociali, tassi dei mutui, costo della vita ecc., prese non a Palazzo Chigi o all’Eliseo, ma a Ginevra o a Brussell o nelle banche centrali, dopo essere state discusse al Bilderberg.
Per darvi un’idea concreta di come questi Club e gli altri organi del Potere siano in realtà un unico blocco che si scambia sempre gli stessi personaggi, vi sottopongo la figura di Peter Sutherland. Costui lo si è trovato a dirigere la British Petroleum , la super banca Goldman Sachs, l’università The London School of Economics (una delle fucine  mondiali di ministri dell’economia), ed è stato anche Rappresentante Speciale dell’ONU per l’immigrazione e lo sviluppo, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (secondo organo del Potere), membro della Commissione Europea (il super-governo d’Europa), e ministro della Giustizia d’Irlanda. E, ovviamente, membro sia della Commissione Trilaterale che del Gruppo Bilderberg.
Secondo organo: Il colosso di GinevraSi chiama Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nacque nel 1994 ed è più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce 153 Paesi in un’unica sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio internazionale, e ciò dicendo capirete che stiamo parlando di praticamente tutta l’economia del mondo produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi dei nostri posti di lavoro, di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo ecc., cose della nostra vita quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono loro, e come nel caso della nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO le regole emanate, dette Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali. E come nel caso del Trattato, diviene perciò cruciale che regole così forti siano decise in modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e al WTO? Neppure. Infatti la sua organizzazione di voto è falsata dallo strapotere dei soliti Paesi ricchi nel seguente modo: i Paesi poveri o meno sviluppati non posseggono le risorse economiche e il personale qualificato in numeri sufficienti per poter seguire il colossale lavoro di stesura degli Accordi del WTO (27.000 pagine di complicatissima legalità internazionale, 2.000 incontri annui), per cui ne sono tagliati fuori. Chi sta al timone è il cosiddetto gruppo QUAD, formato da Usa, Giappone, Canada ed Europa. Ma l’Europa intera è rappresentata al tavolo delle trattative del WTO dalla Commissione Europea, che nessun cittadino elegge, e per essere ancora più precisi vi dico che in realtà chi decide per tutti noi europei è un numero ancora più ristretto di burocrati: il misterioso Comitato 133 della Commissione, formato da specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana di norma firma gli Accordi senza neppure leggerli.
Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere processato da un tribunale al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di poteri enormi. Questo tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione economico-finanziaria, le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza del WTO può penalizzare o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni di cittadini, anche nei Paesi ricchi. Per esempio, tutta l’Europa è stata condannata a risarcire gli USA con milioni di euro perché si è rifiutata di importare la carne americana agli ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere sulle decisioni del WTO. Il presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a causa della catastrofe finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre nuove regole restrittive delle speculazioni selvagge delle banche (la causa della crisi). Ma gli è stato sbarrato il passo proprio da una regola del WTO, che si chiama Accordo sui Servizi Finanziari, e che sancisce l’esatto contrario, cioè proibisce alla Casa Bianca e al Congresso di regolamentare quelle mega banche. E sapete chi, anni fa, negoziò quell’accordo al WTO? Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro USA, che è uno dei membri del Gruppo Bilderberg. Fa riflettere.
Vi do ancora un’idea rapida del potere del WTO. Gli Accordi che ha partorito:
1) hanno il potere di esautorare le politiche sanitarie di qualunque Paese, incrinando il vecchio Principio di Precauzione che ci tutela dallo scambio di merci pericolose (WTO: Accordo Sanitario- Fitosanitario).
2) tolgono al cittadino la libertà di sapere in quali condizioni sono fatte le merci che acquista e con che criteri sono fatte, inoltre ostacolano l’uso delle etichette a tutela del consumatore (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario & Accordo Barriere Tecniche al Commercio, con implicazioni sui diritti dei lavoratori e sulla tutela dell’ambiente).
3) impongono ai politici di concedere alle multinazionali estere le stesse condizioni richieste alle aziende nazionali nelle gare d’appalto, a prescindere dalla necessità di favorire l’occupazione nazionale; e minacciano le scelte degli amministratori locali nel caso volessero facilitare l’inserimento di gruppi di lavoratori svantaggiati, poiché tali politiche sono considerate discriminazioni al Libero Mercato (WTO: Accordo Governativo sugli Appalti  – Principio del Trattamento Nazionale ecc.).
4) accentrano nelle mani di poche multinazionali i brevetti della maggioranza dei principi attivi e delle piante che si usano per i farmaci o per l’agricoltura, poiché permettono la brevettabilità privata delle forme viventi e tutelano quei brevetti per 20 anni. Inoltre, il fatto che i brevetti siano protetti dal WTO per 20 anni sta alla base anche della mancanza di farmaci salva vita nei Paesi poveri. (WTO: Accordo TRIPS sulla Proprietà Intellettuale).
5) stanno promuovendo a tutto spiano la privatizzazione e l’apertura al Libero Mercato estero di praticamente tutti i servizi alla cittadinanza, anche di quelli essenziali come sanità, acqua, istruzione, assistenza agli anziani ecc., con regole che impediranno di fatto agli amministratori locali la tutela dei cittadini meno abbienti che non possono permettersi servizi privati (WTO: Accordo GATS in fase di negoziazione).
E ricordo, se ce ne fosse bisogno, che questi Accordi sono vincolanti su qualsiasi legge nazionale, esautorando quindi i nostri politici dalla gestione della nostra economia nei capitoli che contano.
Terzo organo: I suggeritori. 
Prendete un disegno di legge e un decreto in campo economico, persino una finanziaria. Pensateli nelle mani dei politici che li attuano, e ora immaginate cosa gli sta dietro. Cosa? I ‘suggeritori’. Chi sono? Sono i lobbisti, coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli ‘suggeriscono’ (spesso dettano) i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni elettorali. Le lobby non sono l’invenzione di fantasiosi perditempo della Rete. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere.

In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies internazionali, quelle europee e infine quelle italiane. Parto da queste ultime. Va detto subito che nel nostro Paese l’interferenza dei ‘suggeritori’ non ha mai raggiunto i livelli di strapotere degli omologhi americani o europei, il cui operato tuttavia detta legge per contagio anche in casa nostra. Ma nondimeno essa c’è, e non va trascurata, anche perché in Italia esiste un vuoto normativo totale sull’attività delle lobbies: dopo decine di proposte di legge, nessuna di esse è mai approdata alla Gazzetta Ufficiale. I lobbisti italiani sono circa un migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta la Reti , fatturato 6 milioni di euro annui e gestione di un ex d’Alemiano di ferro, Claudio Velardi (altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali, Burson-Marsteller, Beretta-Di Lorenzo & partners…). La proiezione per il futuro dei ‘suggeritori’ italiani è di almeno diecimila unità entro dieci anni, almeno secondo le richieste dei gruppi più noti. In assenza di regole, dunque, le cose funzionano così: si sfrutta la legge berlusconiana per il finanziamento ai partiti che permette finanziamenti occulti alle formazioni politiche fino a 50.000 euro per ciascun donatore, con la possibilità per la lobby di turno di far versare 49.999 euro dal banchiere A, altri 49.999 da sua moglie, altri 49.999 da suo figlio, ecc. all’infinito. In questo modo, con una stima basata sui bilanci passati, si calcola che il denaro sommerso versato alla politica italiana ammonti a diverse decine di milioni di euro all’anno, provenienti dai settori edile, autostradale, metallurgico, sanitario privato, bancario, televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute sui cittadini sono poi leggi e regolamenti che vanno a modificare spesso in peggio la nostra economia di vita e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere: mentre appare ovvio che le grosse cifre siano spese per i ‘suggerimenti’ ai due maggiori partiti italiani, colpisce che l’UDC si sia intascata in offerte esterne qualcosa come 2.200.000 euro nel 2008, di cui l’80% da un singolo lobbista (l’immobiliarista Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere siano i politici a Roma, pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel legiferare in campo immobiliare, tanto per fare un esempio. Ma non solo: Antonio di Pietro incassa 50.000 euro dalla famiglia Lagostena Bassi, che controlla il mercato delle Tv locali ma che contemporaneamente serve Silvio Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a fondo perduto? Improbabile. Il Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto noto che il criticatissimo ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che avrà su tutti gli italiani, non è certo figlio delle idee di Berlusconi, piuttosto di tal Marcellino Gavio, titolare del gruppo omonimo e primo in lizza per l’impresa, ma anche primo come finanziamenti al PDL con i 650.000 euro versati l’anno scorso.
I ‘suggeritori’ americani… che dire. Negli USA l’industria delle lobby economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico, veramente non si capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo. Troppo da raccontare, una storia immensa, che posso però riassumere con alcuni sketch. Lobby del petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due guerre illegali e sanguinarie (Iraq e Afghanistan), montagne di morti (oltre 2 milioni), crimini di guerra, l’intera comunità internazionale in pericolo, il prezzo del petrolio alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle stelle, ma alle stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso? Risposta: i membri della sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney, James Baker III, l’ex della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group Frank Carlucci, Robert Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan, Don Evans, Paul O’Neil; a servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman, Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco, Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root, Bechtel, e Enron. George W. Bush è il politico più ‘oliato’ nella Storia americana, con, solo dalle casse dei giganti di petrolio e gas, un bottino di oltre 1 milione e settecentomila dollari.
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama: nel 2008 crollano le banche USA dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di altre banche internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro, l’intera economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un’emorragia di denaro pubblico dopo l’altra per salvare il deretano dei banchieri truffatori e per rianimare l’economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11 mila secondo le stime), senza che neppure uno di quei gaglioffi finisca in galera. Anzi: il suo governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi che l’hanno creata. Invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite. Funziona così: questi delinquenti hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno bene, se cioè ritorneranno a guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se invece andranno male, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano non-recourse loans). E’ il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. Non solo: il presidente propone nell’estate del 2009 una regolamentazione del settore finanziario che il Washington Post ha deriso definendola “Priva di un’analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero controllo sugli hedge funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati”, cioè nessun vero limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie? Risposta: 38 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Poi ci sono i 45 milioni di americani senza assistenza sanitaria. Obama propone una falsa riforma della Sanità per tutelare gli esclusi, ma che, nonostante le sciocchezze scritte dai media italiani, non ha nulla di pubblico ed è un ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni private americane. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby assicurative e sanitarie? Risposta: oltre 20 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come 16.000 o 40.000 lobbisti a seconda che siano registrati o meno, la cui percezione del potere che esercitano è cristallina al punto da spingere uno di loro, Robert L. Livingston, a sbottare entusiasta “Ci sono affari senza limiti per noi là fuori!”, mentre dalle finestre del suo ufficio spiava le sedi del Congresso USA.
Ma l’ultimo sketch del potere dei ‘suggeritori’, sempre in ambito americano, è quello delle lobby ebraiche. Qui il dibattito è aperto, fra coloro che sostengono che sono quelle lobby a gestire interamente la politica statunitense nel teatro mediorientale, e coloro che lo negano. Personalmente credo più alla prima ipotesi, ma la sostanza non cambia: di fatto ci troviamo ancora una volta di fronte alla dimostrazione che neppure il governo più potente del mondo può sottrarsi ai condizionamenti del Potere vero. Ecco un paio di illustri esempi: nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito israeliano reinvadeva i Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati di civili, un gruppo di eminenti sostenitori americani d’Israele teneva una conferenza a Washington, dove a rappresentare l’amministrazione di George W. Bush fu invitato l’allora vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto neoconservatore di estrema destra e aperto sostenitore della nazione ebraica. Lo scomparso Edward Said, professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più rispettati del ventesimo secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento con le seguenti parole: “Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano fatto – esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma inaspettatamente durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla ‘sofferenza dei palestinesi’. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e per così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna.” Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca e che molti accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre sole parole nel suo asservimento allo Stato d’Israele per essere umiliato in pubblico e senza timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell’America di oggi. Le lobby ebraiche d’America hanno nomi noti: AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish Organisatios), INEP (Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense League), B’nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American Jewish Committee), Haddasah. Nei corridoi del Congresso americano possono creare seri grattacapi a Senatori e Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo lo stesso Edward Said “può distruggere una carriera politica staccando un assegno”, in riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai due maggiori partiti d’oltreoceano.
Nel 1992 George Bush senior ebbe l’ardire (e la sconsideratezza) a pochi mesi da una sua possibile rielezione alla Casa Bianca di minacciare Tel Aviv con il blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se non avesse messo un freno agli insediamenti ebraici nei Territori Occupati. Passo falso: gli elettori ebrei americani, che già per tradizione sono propensi al voto Democratico, svanirono davanti ai suoi occhi in seguito alle sollecitazioni delle lobby, e nel conto finale dei voti Bush si trovò con un misero 12% dell’elettorato ebraico contro il 35% che aveva incassato nel 1988. Al contrario, la campagna elettorale del suo rivale Bill Clinton fu invece innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di quelle organizzazioni di sostenitori d’Israele, che l’allora presidente aveva in tal modo alienato.
E in ultimo l’Europa, cioè l’Unione Europea. Che alla fine significa Brussell, cioè la Commissione Europea , che è il vero centro decisionale del continente, e che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è divenuta il super governo non eletto di tutti noi, con poteri immensi. A Brussell brulicano dai 15.000 ai 20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di euro all’anno per ‘suggerire’ le politiche e le leggi a chi le deve formulare. E come sempre, eccovi i nomi dei maggiori gruppi: Trans Atlantic Business Dialogue (TABD) – European Services Leaders Group (ESLG) – International Chamber of Commerce (ICC) – Investment Network (IN) – European Roundtable of Industrialists (ERT) – Liberalization of Trade in Servicies (LOTIS), European Banking Federation, International Capital Market Association e altri. Il loro strapotere può essere reso dicendovi che per esempio l’Investment Network si riuniva direttamente dentro il palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, o che il TABD compilava liste di suoi desideri che consegnava alla Commissione da cui poi pretendeva un resoconto scritto sull’obbedienza a quegli ordini. Le aziende rappresentate sono migliaia, fra cui cito una serie di nomi noti: Fiat e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson & Johnson, Motorola, Ericsson e Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing (che fa anche armi), Dow Chemicals, Danone, Candy, Shell, Microsoft, Hewlett Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo, Bayer, Hoffman La Roche , Pfizer, Merck, e poi banche, assicurazioni, investitori…
Mi fermo. Il rischio nel continuare è che si perda di vista il punto capitale, ovvero l’assedio che i lobbisti pongono alla politica. Esso, oltre a dimostrare ancora una volta che il potere reale sta nei primi e non nella seconda, è un vero e proprio attentato alla democrazia. Poiché ha ormai snaturato del tutto il principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo cui i rappresentanti eletti devono fare gli interessi delle maggioranze dei cittadini e tutelare le minoranze, non essere gli stuoini delle elite e dei loro ‘suggeritori’.
Quarto organo: Think TanksLetteralmente “serbatoi di pensiero” nella traduzione in italiano, le Think Tanks sono esattamente ciò, ovvero fondazioni dove alcuni fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell’assunto che apre questa mia trattazione, e cioè che sono le idee a dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l’idea economica. Lewis Powell lo comprese assai bene nel 1971, quando diede il via alla riscossa delle elite e alla fine della democrazia partecipativa dei cittadini (si legga ‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info). Infatti egli scrisse: “C’è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale”. La parola ‘ideologica’ è la chiave di lettura qui, volendo dire che se le destre economiche ambivano a riconquistare il mondo, se ambivano a sottomettere la politica, cioè a divenire il vero Potere, si dovevano armare di idee in grado di scalzare ogni altro sistema di vita. Ecco che dalle sue parole nacquero le prime Think Tanks, come la Heritage Foundation , il Manhattan Institute, il Cato Institute, o Accuracy in Academe. La loro strategia era semplice: raccogliere denaro da donatori facoltosi, raccattare nelle università i cervelli più brillanti, pomparli di sapere a senso unico, di attestati prestigiosi, e immetterli nel sistema di comando della società infiltrandolo tutto. Per darvi un’idea di che razza di impatto queste Think Tanks sono riuscite ad avere, cito alcuni fatti. Nel solo campo del Libero Mercato, cioè dell’idea economica del vero Potere, ve ne sono oggi 336, piazzate oltre che nei Paesi ricchi anche in nazioni strategiche come l’Argentina e il Brasile, l’Est Europa, l’Africa, l’India, la Cina , le ex repubbliche sovietiche dell’Asia, oltre che in Italia (Adam Smith Soc., CMSS, ICER, Ist. Bruno Leoni, Acton Ist.). Alcune hanno nomi sfacciati, come la Minimal Government , la The Boss , o la Philanthropy Roundtable ; una delle più note e aggressive è l’Adam Smith Institute di Londra, che ostenta un’arroganza di potere tale da vantare come proprio motto questo: “Solo ieri le nostre idee erano considerate sulla soglia della follia. Oggi stanno sulle soglie dei Parlamenti”. Di nuovo, il fatto è sempre lo stesso: la politica è la marionetta, o, al meglio, è il braccio esecutivo del vero Potere. Infatti, l’osservatore attento avrà notato che assai spesso i nostri ministri economici, i nostri banchieri centrali, ma anche presidenti del consiglio (Draghi e Prodi su tutti) si trovano a cene o convegni presso queste fondazioni/Think Tanks, di cui in qualche raro caso i Tg locali danno notizia. In apparenza cerimonie paludate e noiose, in realtà ciò che vi accade è che ministri, banchieri e premier vi si recano per dar conto di ciò che hanno fatto per compiacere all’idea economica del vero Potere. Nel 1982, l’Adam Smith pubblicò il notorio Omega Project, uno studio che ebbe ripercussioni enormi sulla gestione delle nostre vite di lavoratori ordinari, e dove si leggeva che i suoi scopi erano di “fornire un percorso completo per ogni governo basato sui principi di Libero Mercato, minime tasse, minime regolamentazioni per il business e governi più marginali (sic)”. In altre parole tutto ciò che ha già divorato la vita pubblica in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e che sta oggi “sulla soglia del Parlamento” in Italia.
Quinto organo: l’Europa dei burocrati non elettiNon mi ripeto, poiché questo capitolo è già esaustivamente descritto quihttp://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139. Ma ribadisco il punto centrale: dopo la ratifica del “colpo di Stato in Europa” che prende il nome di Trattato di Lisbona, 500 milioni di europei saranno a breve governati da elite di burocrati non eletti secondo principi economici, politici e sociali interamente schierati dalla parte del vero Potere di cui si sta trattando qui, e che nessuno di noi ha potuto scegliere né discutere. Il governo italiano ha ratificato questo obbrobrio giuridico senza fiatare, obbedendo come sempre.
Sesto Organo: il Tribunale degli Investitori e degli Speculatori InternazionaliEra il 16 Settembre del 1992, un mercoledì. Quel giorno un singolo individuo decise di spezzare la schiena alla Gran Bretagna. Si badi bene, non al Burkina Faso, alla Gran Bretagna. E lo fece. George Soros, un investitore e speculatore internazionale, vendette di colpo qualcosa come 10 miliardi di sterline, causando il collasso del valore della moneta inglese che fu così espulsa dal Sistema Monetario Europeo. Soros si intascò oltre 1 miliardo di dollari, ma milioni di inglesi piansero lacrime amare e il governo di Londra ne fu umiliato.
Era l’agosto del 1998, e nel caldo torrido di New York un singolo individuo contemplò il crollo dei mercati mondiali per causa sua. John Meriwether, un investitore e speculatore internazionale, aveva giocato sporco per anni e irretito praticamente tutte le maggiori banche del mondo con 4,6 miliardi di dollari ad alto rischio. La sua compagnia, Long-Term Capital Management, era nota a Wall Street perché i suoi manager si fregiavano del titolo di ‘I padroni dell’universo’, cioè pochi individui ubriachi del proprio potere. Meriwether perse tutto, e i mercati del mondo, che alla fine sono i nostri posti di lavoro, tremarono. La Federal Reserve di New York dovette intervenire in emergenza col solito salvataggio a spese dei contribuenti.
Era l’anno scorso, e in un ufficio londinese dell’assicurazione americana AIG, un singolo individuo, di nuovo un investitore e speculatore internazionale di nome Joseph Cassano, dovette prender su la cornetta del telefono e dire alla Casa Bianca “… ho mandato al diavolo la vostra economia, sorry”. E lo aveva veramente fatto. Questa volta la truffa dei suoi investimenti era di 500 miliardi di dollari, le solite banche internazionali (italiane incluse) vi erano dentro fino al collo con cifre da migliaia di miliardi di dollari a rischio. Panico mondiale, fine del credito al mondo del lavoro di quasi tutto il pianeta e, sul piatto di noi cittadini, ecco servita la crisi economica più pericolosa dal 1929 a oggi. Ovvero le solite lacrime amare, veramente amare, per le famiglie di Toronto come per quelle di Perugia, per quelle di Cincinnati come per quelle di Lione, a Vercelli come a Madrid ecc. Per non parlare degli ultimi della Terra…
Tre storie terribilmente vere, che descrivono chiaro, anzi, chiarissimo, cosa si intende per il ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’,  e quale sia il loro sterminato potere nel mondo di oggi. Altro che Tremonti o Confindustria. Nel mondo odierno esiste una comunità di singoli individui privati capaci di movimentare quantità di ricchezze talmente colossali da scardinare in poche ore l’economia di un Paese ricco, o le economie di centinaia di milioni di lavoratori che per esse hanno faticato un’intera vita, cioè famiglie sul lastrico, aziende che chiudono. Le loro decisioni sono come sentenze planetarie. Inappellabili. Si pensi, se è possibile pensare un’enormità simile, che costoro stanno facendo oscillare sul Pianeta qualcosa come 525 mila miliardi di dollari in soli prodotti finanziari ‘derivati’, cioè denaro ad altissimo rischio di bancarotta improvvisa. 525 mila miliardi… Vi offro un termine di paragone per capire: il Prodotto Interno Lordo degli USA è di 14 mila miliardi di dollari. Rende l’idea? L’Italia dipende come qualsiasi altra nazione dagli investitori esteri, per cifre che si aggirano sui 40 miliardi di euro all’anno, cioè più di due finanziarie dello Stato messe assieme. Immaginate se una cifra simile dovesse sparire dalla nostra economia oggi. Nel 2008 è quasi successo, infatti ne sono scomparsi di colpo più della metà (57%) col risultato in termini di perdita di posti di lavoro, precarizzazione, e relativo effetto domino sull’economia di cui ci parla la cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a palazzo Chigi, decide che all’Italia va sottratto il valore di oltre un’intera finanziaria. Così, da un anno all’altro, una cifra pari a tutto quello che lo Stato riesce a spendere per i cittadini gli viene sottratta dal ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’, a capriccio. Questa tirannia del vero Potere prende il nome tecnico di Capital Flight (letteralmente capitali che prendono il volo), ed è interessante constatare il candore con cui il ‘Tribunale’ descrive la pratica: basta leggere Investors.com là dove dice che “Capital Flight è lo spostamento di denaro in cerca di maggiori profitti… cioè flussi enormi di capitali in uscita da un Paese… spesso così enormi da incidere su tutto il sistema finanziario di una nazione”. Peccato che di mezzo ci siano i soliti ingombranti esseri umani a milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla Francia, altro Stato ricco e potente, ma non a sufficienza per sfuggire alle sentenze del ‘Tribunale’, che ha punito l’Eliseo con una fuga di capitali pari a 125 miliardi di dollari per aver legiferato una singola tassa sgradita al business.
ConclusioneGli organi esecutivi del vero Potere non si limitano a questi sei, vi si potrebbe aggiungere il World Economic Forum, il Codex Alimentarius, l’FMI, il sistema delle Banche Centrali, le multinazionali del farmaco. Ma quelli menzionati sono gli essenziali da conoscere, i primari. Un’ultima brevissima nota va dedicata alle mafie regionali, che sono spesso erroneamente annoverate fra i poteri forti (e non posso purtroppo entrare qui nel perché siano un così caratteristico fenomeno italiano). La lotta ad esse è sacrosanta, ma il potere che gli verrebbe sottratto da una eventuale vittoria della società civile è prima nulla a confronto di quanto illustrato sopra, e in secondo luogo è comunque un potere concessogli da altri. Traffico di droga, prostituzione, traffico d’armi, e riciclaggio di rifiuti tossici sono servizi che le mafie praticano per conto di committenti sempre riconducibili al vero Potere, o perché da esso condizionati oppure perché suoi ingranaggi importanti. Serva qui quanto mostrato nel 1994 dal programma d’inchiesta ‘Panorama’ della BBC, dove un insider della criminalità organizzata britannica si rese disponibile a condurre il reporter nel cuore della “mafia più potente del mondo”, a Londra. L’auto su cui viaggiavano con telecamera nascosta si fermò a destinazione… nel centro della City finanziaria della capitale. Indicando dal finestrino i grattacieli dei giganti del business internazionale, il pentito disse: “Eccoli, stanno tutti lì”. (si pensi che il giro d’affari mondiale delle Cosche è stimato sugli 80 miliardi di dollari, che sono un terzo del giro d’affari di una singola multinazionale del farmaco come la Pfizer )
Se queste mie righe sono state efficaci, a questo punto i lettori dovrebbero volgere lo sguardo a quegli ometti in doppiopetto blu che ballonzolano le sera nei nostri Tg con il prefisso On., o il suffisso PDL, PD, UDC, e dovrebbero averne, non dico pietà, ma almeno vederli per quello che sono: le marionette di un altro Potere. Ma soprattutto, i lettori dovrebbero finalmente poter connettere i punti del puzzle, e aver capito da dove vengono in realtà i problemi capitali della nostra vita di cittadini, o addirittura i drammi quotidiani che tante famiglie di lavoratori patiscono, cioè chi li decise, chi li decide oggi e come si chiamano costoro. Da qui una semplice considerazione: se vi sta a cuore la democrazia, la giustizia sociale, e la vostra economia quotidiana di lavoro e di servizi essenziali alla persona, allora dovete colpire chi veramente opera per sottrarceli, cioè il vero Potere. Ci si organizzi per svelarlo al grande pubblico e per finalmente bloccarlo. Ora lo conoscete, e soprattutto ora sapete che razza di macchina micidiale, immensa e possente esso è. Risulta ovvio da ciò che gli attuali metodi di lotta dei Movimenti sono pietosamente inadeguati, infantili chimere, fuochi di paglia, che mai un singolo attimo hanno impensierito quel vero Potere. Di conseguenza lancio un appello ancora una volta:
VA COMPRESO CHE PER ARGINARE UN TITANO DI QUELLA POSTA L’UNICA SPERANZA E’ OPPORGLI UN’ORGANIZZAZIONE DI ATTIVISTI E DI COMUNICATORI ECCEZIONALMENTE COMPATTA, FINANZIATA, FERRATA, DISCIPLINATA, SU TUTTO IL TERRITORIO, AL LAVORO SEMPRE, IMPLACABILE, NEI LUOGHI DELLA GENTE COMUNE, PER ANNI.
Le fonti principali di questo articolo: 
Trilateralism, Holly Skalar, South End Press, 1980.
Who pulls the strings? John Ronson, The Guardian, 10 marzo 2001
Inside the secretive Bilderberg Group, BBC News, 29 settembre 2005,
Shadowy Bilderberg group meet in Greece — and here’s their address, Timesonline, 14 maggio 2009
The Council on Foreign Relations and the Center for Preventive Action, Michael Baker, 6 marzo 2008, Znet
WTO, materiale tratto da: l’inchiesta I Globalizzatori, Report RAI 3, 09/06/2000, di Paolo Barnard, www.report.rai.it – Public Citizen: Trade Watch, USA – The Transnational Institute, Amsterdam, Olanda – The World Trade Organization: The Marrakech Treaty – Corporate Europe Observatory, Amsterdam, Olanda – The Economic Policy Institute, Washington DC, USA – Friends of the Earth, Bruxelles, Belgio – Corporate Watch, USA – Oxfam UK – Global Policy Forum Europe, Bonn, Germania – Institute for Policy Studies USA– et al., e da studi di autori fra cui: Joseph Stiglitz, Jeff Faux, Noam Chomsky, Greg Palast, Susan George, Richard W. Behan, Alexandra Wandel, Peter Rosset, Dean Baker, Barry Coates et al.
Master in Public Affairs, Lobbying e Relazioni Istituzionali, presso l’università LUMSA di Roma, testi del prof. Franco Spicciariello.
Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, Il Tesoro della Casta,  L’Espresso 16/03/09
Roberto Mania, Il Potere Opaco che Governa l’Italia, La Repubblica 02/03/09
Paolo Barnard, ‘Primarie, Partito Democratico, legge sul conflitto d’interessi’, Golem del Sole 24 Ore, 2007
Big Oil Protects its Interests, The Center for Public Integrity, July 15, 2004
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Jeffrey H. Birnbaum, The Road to Riches Is Called K Street, Washington Post, June 22, 2005
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http://www.zmag.org/znet/viewArticle/19603
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